Signore e creatore del mondo,
Cristo tuo Figlio ci ha insegnato a chiamarti Padre:
invia su di noi lo Spirito Santo, tuo dono,
perché ogni nostra preghiera sia esaudita.
Oggi il Vangelo (Lc 10,1-13) apre uno squarcio sul mistero della preghiera filiale di Gesù, nostro fratello e salvatore. In più tratti Luca presenta il Maestro orante e i discepoli, affascinati, gli chiedono di farli entrare nel suo rapporto con il Padre. Consegnando loro il “Padre nostro” egli non insegna una formula da ripetere con precisione, ma piuttosto uno sguardo con cui considerare Dio e la realtà. Non tanto una cosa da fare, quanto una relazione da cui lasciarsi nutrire. Per plasmare un cuore nuovo che santifica il nome del Padre, chiede il suo regno d’amore, domanda il pane per la vita di ogni giorno, affronta il male con il perdono ricevuto e condiviso e non cede alla tentazione. Dio non ha bisogno di essere supplicato. Siamo noi a doverci riconoscere mendicanti: fiduciosi e invadenti! Questa preghiera scarna, essenziale, fatta solo di domande, è arricchita nella prima lettura dall’aspetto dell’intercessione: Abramo ha l’ardire d’insistere ponendosi tra Dio e il popolo (Gen 18,20-32). Così la Chiesa: non esiste per sé ma per tutti e intercede per il mondo.
Il Padre ci dà tutto quello che gli domandiamo? No, non ci garantisce di essere sempre esauditi, ma di donarci lo Spirito Santo, che non soddisfa le nostre richieste terra terra, ma risponde alla nostra domanda di vita. Ripetiamo dunque convinti il ritornello del salmo responsoriale 137: “Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Insegnaci a pregare
Signore e creatore del mondo,
Cristo tuo Figlio ci ha insegnato a chiamarti Padre:
invia su di noi lo Spirito Santo, tuo dono,
perché ogni nostra preghiera sia esaudita.
Oggi il Vangelo (Lc 10,1-13) apre uno squarcio sul mistero della preghiera filiale di Gesù, nostro fratello e salvatore. In più tratti Luca presenta il Maestro orante e i discepoli, affascinati, gli chiedono di farli entrare nel suo rapporto con il Padre. Consegnando loro il “Padre nostro” egli non insegna una formula da ripetere con precisione, ma piuttosto uno sguardo con cui considerare Dio e la realtà. Non tanto una cosa da fare, quanto una relazione da cui lasciarsi nutrire. Per plasmare un cuore nuovo che santifica il nome del Padre, chiede il suo regno d’amore, domanda il pane per la vita di ogni giorno, affronta il male con il perdono ricevuto e condiviso e non cede alla tentazione. Dio non ha bisogno di essere supplicato. Siamo noi a doverci riconoscere mendicanti: fiduciosi e invadenti! Questa preghiera scarna, essenziale, fatta solo di domande, è arricchita nella prima lettura dall’aspetto dell’intercessione: Abramo ha l’ardire d’insistere ponendosi tra Dio e il popolo (Gen 18,20-32). Così la Chiesa: non esiste per sé ma per tutti e intercede per il mondo.
Il Padre ci dà tutto quello che gli domandiamo? No, non ci garantisce di essere sempre esauditi, ma di donarci lo Spirito Santo, che non soddisfa le nostre richieste terra terra, ma risponde alla nostra domanda di vita. Ripetiamo dunque convinti il ritornello del salmo responsoriale 137: “Nel giorno in cui ti ho invocato mi hai risposto”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone