O Dio,
che sostieni il tuo popolo con il pane della sapienza
e in Cristo tuo Figlio lo nutri con il vero cibo,
donaci l’intelligenza del cuore perché,
camminando sulle vie della salvezza,
possiamo vivere per te, unico nostro bene.
“Chi è l’uomo che desidera la vita e ama i giorni in cui vedere il bene?”. La domanda del salmista c’interpella: anche noi cerchiamo la vera sapienza, che è ricerca della vita e del bene. Dove trovarla? La Parola c’illumina. Nella prima lettura la Sapienza prepara un banchetto per chi deve acquisire giudizio, invitando ad assaporare gratuitamente il suo pane e il suo vino. ll verbo latino sapere esprime proprio il piacere di gustare qualcosa. Senza l’intelligenza la vita non ha sapore! Anche san Paolo esorta gli Efesini a comportarsi non da stolti, ma da saggi, e a rendere continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre. Questa riconoscenza introduce nell’arte sapienziale del vivere, spiegata da Gesù nel Vangelo. Egli è vero cibo perché la sua carne e il suo sangue mettono in rapporto con il Padre, la fonte stessa della vita. Il sapiente non è solo la persona istruita, ma completa, capace di comunione con Dio e con il prossimo.
L’intelligenza del cuore si gioca nella concretezza della carità. Mangiando il Pane assimiliamo la logica pasquale del dono in esso presente. Ma non basta fare tante Comunioni. L’Eucaristia è germe di vita eterna nella misura in cui ci rende simili a Gesù in questa vita terrena. La partecipazione alla Messa diventa allora scuola di sapienza fino a farci vivere per Lui, cioè da Lui e in vista di Lui, unico nostro bene. Come Cristo vive del Padre e per il Padre.
Sr. M. Rosangela Bruzzone