O Dio, che soccorri prontamente i tuoi figli
e non tolleri l’oppressione e la violenza,
rinvigorisci la nostra fede,
affinché non ci stanchiamo di operare in questo mondo,
nella certezza che la nostra ricompensa
è la gioia di essere tuoi servi
“Tutte le cose sono in tuo potere” (Ester 4,17). Oggi quest’antifona d’inizio pare la risposta alla domanda accorata del profeta nella prima lettura (Ab 1,2-3.2,2-4): “Perché resti spettatore dell’oppressione?”. La violenza che dilaga nel mondo sembra mettere in discussione la bontà di Dio e la sua capacità d’intervenire nelle vicende umane. Il Signore però non risolve i problemi con la bacchetta magica, non dà soluzioni immediate. Invita alla perseveranza: “Il giusto vivrà per la sua fede”. Il male ha una scadenza, non avrà l’ultima parola. Nell’attesa la fiducia in Dio permette di non soccombere, di non cedere allo scoraggiamento.
Chiediamo al Padre di rinvigorire la nostra fede perché dobbiamo ammettere che è debole: una piccola luce accesa nel Battesimo, da alimentare ogni giorno con la preghiera perché non si spenga. Nel Vangelo (Lc 17,5-10) Gesù parla del “granello di senape”: quantità minima, ma dotata di una forza dirompente. La fede fa vivere con serenità i momenti difficili perché ci dà la certezza che non siamo soli: il Signore è con noi. C’infonde il coraggio di non vergognarci del Vangelo (secondo il consiglio di Paolo a Timoteo nella seconda lettura). E ci educa all’umiltà: siamo “servi inutili”, non indispensabili, liberi di donarci con gioia, senza rivendicare meriti o pretendere riconoscimenti. Uno solo è il Servo necessario: Cristo, che ha dato la sua vita per tutti.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
La forza della fede
O Dio, che soccorri prontamente i tuoi figli
e non tolleri l’oppressione e la violenza,
rinvigorisci la nostra fede,
affinché non ci stanchiamo di operare in questo mondo,
nella certezza che la nostra ricompensa
è la gioia di essere tuoi servi
“Tutte le cose sono in tuo potere” (Ester 4,17). Oggi quest’antifona d’inizio pare la risposta alla domanda accorata del profeta nella prima lettura (Ab 1,2-3.2,2-4): “Perché resti spettatore dell’oppressione?”. La violenza che dilaga nel mondo sembra mettere in discussione la bontà di Dio e la sua capacità d’intervenire nelle vicende umane. Il Signore però non risolve i problemi con la bacchetta magica, non dà soluzioni immediate. Invita alla perseveranza: “Il giusto vivrà per la sua fede”. Il male ha una scadenza, non avrà l’ultima parola. Nell’attesa la fiducia in Dio permette di non soccombere, di non cedere allo scoraggiamento.
Chiediamo al Padre di rinvigorire la nostra fede perché dobbiamo ammettere che è debole: una piccola luce accesa nel Battesimo, da alimentare ogni giorno con la preghiera perché non si spenga. Nel Vangelo (Lc 17,5-10) Gesù parla del “granello di senape”: quantità minima, ma dotata di una forza dirompente. La fede fa vivere con serenità i momenti difficili perché ci dà la certezza che non siamo soli: il Signore è con noi. C’infonde il coraggio di non vergognarci del Vangelo (secondo il consiglio di Paolo a Timoteo nella seconda lettura). E ci educa all’umiltà: siamo “servi inutili”, non indispensabili, liberi di donarci con gioia, senza rivendicare meriti o pretendere riconoscimenti. Uno solo è il Servo necessario: Cristo, che ha dato la sua vita per tutti.
Sr. M. Rosangela Bruzzone