“Pregare sempre, senza stancarsi mai”
O Padre, che hai accolto l’intercessione di Mosè,
dona alla Chiesa di perseverare
nella fede e nella preghiera
fino a quando farai giustizia ai tuoi eletti
che a te gridano giorno e notte.
Oggi la liturgia della Parola, ci invita a perseverare nella fede, nella preghiera. La nostra realtà sociale e in contesto mondiale per tanti aspetti rischia di essere indifferente, lontano o addirittura contrario a Dio. “Cosa significa: necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai?”
Pregare non significa dire preghiere; pregare sempre non vuol dire ripetere formule. Evagrio il Pontico, monaco del IV secolo, asceta e maestro spirituale, ci assicura: «Non compiacerti nel numero dei salmi che hai recitato: esso getta un velo sul tuo cuore. Vale di più una sola parola nell’intimità, che mille stando lontano». Si potrebbe paragonare la preghiera al respiro, semplice e vitale come respirare l’aria stessa di Dio. La preghiera è una realtà, un’esperienza che si esprime in tanti aspetti, in molte forme: dalla lode, alla gratitudine, al pentimento, al grido, alla supplica, all’intercessione…
La vedova di cui parla Gesù, sa che il giudice che deve farle giustizia è malvagio e corrotto. Lei non si scoraggia, ma insiste fino ad essere inopportuna. Quel giudice, che non ha compassione nel cuore, l’ascolta per poter stare in pace, senza questo fastidio che ormai lo sta stancando. Gesù è chiaro nella sua conclusione: Se il giudice disonesto fa giustizia per togliersi un fastidio, Dio non farà infinitamente di più per accogliere la voce degli eletti che gridano, giorno e notte, verso di lui? Non li farà certo aspettare. Dio è la sorgente del bene, dei doni, della bellezza. È Colui che sa piegarsi sulle nostre povere miserie ed esigenze e ci ascolta prontamente.
Sr. M. Lidia Natsuko Awoki, pddm