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Così sta scritto

O Padre, che nella gloriosa morte del tuo Figlio
hai posto il fondamento della riconciliazione e della pace, 
apri i nostri cuori all’intelligenza delle Scritture,
perché diventiamo i testimoni dell’umanità nuova, 
pacificata nel tuo amore.

 

La nostra esperienza quotidiana sembra mettere in crisi quest’annuncio di riconciliazione: guerre, violenze, egoismi ad ogni livello possono far pensare che la pace pasquale abbia un compimento escatologico, che l’umanità nuova si vedrà soltanto alla fine dei tempi. Il rischio è arrendersi, scivolare nel fatalismo. In realtà la pace nasce dalla sconfitta del peccato e della paura. È il perdono a riconciliare l’uomo con se stesso, con il prossimo, con Dio. Dicendo “Pace a voi!” Gesù non vuol far cadere nell’oblio il dramma ben presente nelle sue piaghe, ma vuole comunicare la vittoria di un amore che non si è lasciato fermare dall’odio, dal rifiuto, dall’incomprensione.

Oltre alla pace il Risorto dona un modo nuovo di comprendere la realtà: apre la mente all’intelligenza delle Scritture. Agli Undici, impauriti e dubbiosi, mostra che tutto ha un senso perché rientra nel piano salvifico di Dio narrato nella Bibbia. In questa luce la passione e la crocifissione non sono il fallimento di un progetto, ma il suo compimento. La morte di Gesù è “gloriosa” perché anche lì è scritta una Parola liberante. La fede pasquale scaturisce dalla conoscenza delle Scritture, come professiamo nel Credo: “Morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture”. Per capirne il senso non basta l’intelligenza, occorre la docilità del cuore. E poi l’urgenza di testimoniare, di raccontare la nostra conversione. Facciamo dunque nostro il desiderio espresso oggi nel salmo 4: “Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto”.

Sr. M. Rosangela Bruzzone

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