O Dio, che sempre ascolti la preghiera dell’umile,
guarda a noi come al pubblicano pentito,
e fa’ che ci apriamo con fiducia alla tua misericordia,
che da peccatori ci rende giusti.
“La preghiera del povero attraversa le nubi” (Sir 35,21): questo versetto della prima lettura offre la chiave per comprendere la parabola narrata nel Vangelo (Lc 18,9-14). Il confronto tra il fariseo e il pubblicano non vuol attirare il nostro disprezzo sul primo e la nostra simpatia sul secondo, ma farci comprendere che solo una preghiera umile può essere gradita a Dio. Non ci si fa giusti: si è fatti giusti dal Signore che perdona. Il fariseo fa finta di pregare, ma riesce soltanto a pavoneggiarsi davanti ad uno specchio per collocarsi al di sopra degli altri. Si sente a posto, non chiede niente: così nulla riceve! Il pubblicano invece sta sulla soglia del tempio e non osa levare gli occhi al cielo: ha il senso della presenza di Dio, conosce chi è il Signore e chi è lui. Non cerca scuse: consapevole delle sue mancanze, si pone davanti a Dio nella verità. Si affida totalmente alla sua misericordia: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Nella seconda lettura (2 Tm 4,6-8.16-18) è san Paolo a farsi nostro esempio: ha imparato a farsi piccolo, a svuotarsi per essere colmato della vita di Cristo.
L’atto penitenziale con cui iniziamo ogni Eucaristia è un gesto di umiltà: ci battiamo il petto come il pubblicano pentito ed invochiamo il perdono. Il primo passo della conversione è la coscienza di averne realmente bisogno!
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Davanti a Dio
O Dio, che sempre ascolti la preghiera dell’umile,
guarda a noi come al pubblicano pentito,
e fa’ che ci apriamo con fiducia alla tua misericordia,
che da peccatori ci rende giusti.
“La preghiera del povero attraversa le nubi” (Sir 35,21): questo versetto della prima lettura offre la chiave per comprendere la parabola narrata nel Vangelo (Lc 18,9-14). Il confronto tra il fariseo e il pubblicano non vuol attirare il nostro disprezzo sul primo e la nostra simpatia sul secondo, ma farci comprendere che solo una preghiera umile può essere gradita a Dio. Non ci si fa giusti: si è fatti giusti dal Signore che perdona. Il fariseo fa finta di pregare, ma riesce soltanto a pavoneggiarsi davanti ad uno specchio per collocarsi al di sopra degli altri. Si sente a posto, non chiede niente: così nulla riceve! Il pubblicano invece sta sulla soglia del tempio e non osa levare gli occhi al cielo: ha il senso della presenza di Dio, conosce chi è il Signore e chi è lui. Non cerca scuse: consapevole delle sue mancanze, si pone davanti a Dio nella verità. Si affida totalmente alla sua misericordia: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Nella seconda lettura (2 Tm 4,6-8.16-18) è san Paolo a farsi nostro esempio: ha imparato a farsi piccolo, a svuotarsi per essere colmato della vita di Cristo.
L’atto penitenziale con cui iniziamo ogni Eucaristia è un gesto di umiltà: ci battiamo il petto come il pubblicano pentito ed invochiamo il perdono. Il primo passo della conversione è la coscienza di averne realmente bisogno!
Sr. M. Rosangela Bruzzone