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Un amore nuovo

O Padre,
che tutto rinnovi nel tuo Figlio glorificato,
fa’ che mettiamo in pratica il suo comandamento nuovo
e così, amandoci gli uni gli altri,
ci manifestiamo al mondo come suoi veri discepoli.

 

Il contesto del brano evangelico (Gv 13,31-35) è quello dell’ultima cena, ma Gesù parla come se fosse già “glorificato”: oltre la morte. Riceviamo in consegna il testamento spirituale del Maestro: “Amatevi gli uni gli altri come io ha amato voi”. Al principio c’è un dono: “Vi dò”; “un comandamento”: per noi amare non è scontato! “nuovo”: nel contenuto e nella forma (il riferimento non è una norma, ma una persona!). In realtà il precetto dell’amore si trova già nell’AT, ma Cristo lo radicalizza, non limitandolo agli amici, estendendolo a tutti. E lo rende possibile: la legge prescrive e basta, Lui invece ci salva. Non resta un personaggio del passato. È presente nella nostra vita. La novità sta in quel “come” che non indica tanto un paragone (chi sarebbe capace d’imitarlo?) quanto un fondamento: poiché vi ho amati, amatevi. Gesù si è dato tutto nei simboli del pane e del vino e della lavanda dei piedi, che poi concretizza sulla croce perdonando i suoi uccisori. È un “come” senza misura, un abisso d’amore.

È lo Spirito santo che ci rende capaci di amare come Cristo fino a dare la vita. La Cresima ci aiuta a fare dell’Eucaristia l’offerta di noi stessi per Lui, con Lui, in Lui. Così usciti dalla chiesa, ci spendiamo nella carità: questo servizio, visibile a tutti, è il segno distintivo del nostro essere discepoli. Il nostro agire manifesta la possibilità di una logica diversa. Il nostro cuore nuovo annuncia “un cielo nuovo e una terra nuova” (Ap 21,1).

Sr. M. Rosangela Bruzzone

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