O Dio, che hai fondato la tua Chiesa
sulla fede degli apostoli,
fa’ che le nostre comunità,
illuminate dalla tua parola
e unite nel vincolo del tuo amore,
diventino segno di salvezza e di speranza
per coloro che dalle tenebre anelano alla luce.
Oggi la liturgia continua il simbolismo della luce, che ci ha accompagnato nel periodo natalizio fino all’Epifania. Nel ritornello del salmo responsoriale cantiamo: “Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò paura?”. Nel linguaggio biblico la luce è sinonimo di vita e di gioia, le tenebre sono immagine di morte. Gesù è la luce del mondo. Raggio di luce sono le parole iniziali della sua predicazione: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Proprio per questa urgenza egli chiede un cambiamento profondo della mente e del cuore. Il primo effetto è la risposta pronta e generosa dei primi quattro discepoli, chiamati sulle rive del lago di Galilea a diventare pescatori di uomini. Mestiere difficile e faticoso, che richiede intelligenza, pazienza, coraggio. Potenza della Parola! Non assicura un’esistenza senza problemi, ma riaccende la vita, nutre la speranza, crea possibilità di futuro. Sentirci guardati e chiamati per nome dà slancio alla missione: smettiamo di trastullarci, di discutere tra di noi chi è di Paolo, chi di Cefa, chi di Apollo, rischiando di frantumare l’unità della Chiesa, il cui unico fondamento è Gesù Cristo. È questione di amore e di fiducia. Il mondo ci combatte e ci odia, perché pensa di non aver bisogno della luce del Vangelo, che anzi considera oscurantismo. Ma non possiamo abbandonarlo al suo destino.
Sr. M. Rosangela Bruzzone