O Dio, che affidi alla nostra debolezza
l’annuncio profetico della tua parola,
sostienici con la forza del tuo Spirito,
perché non ci vergogniamo mai della nostra fede,
ma confessiamo con tutta franchezza
il tuo nome davanti agli uomini,
per essere riconosciuti da te nel giorno della tua venuta.
Nel Vangelo di oggi, tratto dal “discorso missionario”, per tre volte Gesù invita i suoi discepoli a non avere timore. L’antidoto alla paura non è il coraggio, ma la fede. Siamo come passeri venduti per un soldo sul mercato della vita, ma possiamo scegliere di metterci sotto uno sguardo diverso: stabiliti sulla roccia dell’Amore. Di fronte a Dio nessuna vita è inutile, nessuna persona è senza valore. Nel cuore del Padre abbiamo sempre un posto di figli diletti. Nessuno ci ama “capello per capello”, come Lui. Perciò anche nella solitudine dell’incomprensione e del rifiuto siamo liberi dall’angoscia: la Parola che annunciamo non è nostra, la presenza di Dio al nostro fianco s’impone come certezza irresistibile, come fu per il profeta Geremia. Non guardiamo noi stessi, lasciamo spazio all’opera dello Spirito. Ciò che danneggia la Chiesa non è la persecuzione, ma la chiusura nei ghetti. La sua vergogna non è l’insuccesso, ma la fuga davanti al rischio dell’annuncio profetico. Dobbiamo proclamare il Vangelo sui tetti, negli areopaghi della società. Tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, dice Paolo ai Romani, ma all’universalità della morte si contrappone l’universalità della salvezza in Cristo. A Dio nulla è impossibile; il suo dono è sempre più grande!
Sr. M. Rosangela Bruzzone