O Padre, che in Cristo Signore
hai posto la tua dimora tra noi,
donaci di accogliere costantemente la sua parola
per essere tempio dello Spirito, a gloria del tuo nome.
La Colletta di questa domenica del tempo ordinario riecheggia un versetto del Prologo letto il giorno di Natale: il Verbo si fece carne e venne ad abitare tra noi (Gv 1,18). Oggi ci è chiesto di fargli spazio, di dargli fiducia, di credere nel suo nome. “Che cosa cercate?” sono le prime parole di Gesù nel quarto Vangelo. I due discepoli che lo seguono pongono a loro volta una domanda: “Maestro, dove abiti?”. Non per semplice informazione o banale curiosità. Desiderano scoprire il mistero della sua persona, avviare un rapporto stabile, una conoscenza autentica, un destino condiviso. Anche a noi il Signore risponde: “Venite e vedrete”. Venire è sinonimo di credere. Vedere è l’esperienza che nasce dall’aver creduto. Non basta seguire Cristo: occorre rimanere in Lui, nel suo Amore, nella sua Parola. Gesù ci apre la porta, c’invita ad entrare. Ci fa sentire a casa sempre e dappertutto. Abita nel seno del Padre: quell’abbraccio è la sua casa, il dialogo costante con Lui la sua forza. Non solo ci offre una dimora, ma ci rende sua dimora, tempio di Dio per gli altri, come ricorda san Paolo ai Corinti nella seconda lettura.
Per il piccolo Samuele la via per incontrare Dio fu l’ascolto obbediente: “Parla, il tuo servo ti ascolta”. La Parola va accolta per poterla conoscere, va respirata nel cuore affinché trasformi l’esistenza. Davanti alla bellezza e alla grandezza della chiamata del Signore non ci resta che fare nostra la parola del salmista: “Ecco, io vengo”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone