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Otto giorni dopo

O Padre, che in questo giorno santo
ci fai vivere la Pasqua del tuo Figlio,
fa’ di noi un cuore solo e un’anima sola,
perché lo riconosciamo presente in mezzo a noi
 e lo testimoniamo vivente nel mondo.

 

Risorgendo dai morti Gesù non abbandona i suoi: dove sono i discepoli, lì viene. Sta “in mezzo a noi” non come duemila anni fa in Palestina, ma come risorto, vivo per sempre. Questa nuova presenza è più potente di quella fisica, perché vince ogni porta chiusa e diventa credibile, sperimentabile nel quadro di una vita fraterna: la Chiesa. Nella prima lettura Luca presenta la comunità di Gerusalemme come un corpo che ha “un cuor solo e un’anima sola”: una famiglia che va oltre i legami di sangue e dove ognuno, superando le logiche dell’individualismo, mette in circolo i suoi beni spirituali e materiali. È la fede che genera la carità, è la vittoria di Cristo sulla morte che libera dall’ossessione delle cose e consente il passaggio dall’io al tu, dal noi agli altri. Chi crede in Gesù diventa figlio di Dio, quindi diventa fratello di chiunque ama il Signore. Soltanto una fede cosciente e libera può plasmare comunità capaci di manifestare l’amore di Dio, l’unico segno pasquale “che vince il mondo”.

La Chiesa ci trasmette la fede, ma solo nel nostro cuore possiamo vivere una relazione con Dio in grado di cambiarci la vita. Perciò diciamo grazie a Tommaso, il “gemello” di ciascuno di noi, che desidera un incontro unico e personale con il Risorto. Perché non ci alleniamo a riconoscere la sua presenza nei segni della Parola, dell’Eucaristia, dei fratelli?

Sr. M. Rosangela Bruzzone

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