O Dio, che hai creato l’uomo e la donna
perché i due siano una carne sola,
dona loro un cuore sempre fedele,
perché nella santità dell’amore
nulla separi quello che tu stesso hai unito.
Oggi riflettiamo sul matrimonio alla luce della Rivelazione. La prima lettura manifesta il sogno di Dio sulla coppia, profezia ripresa nel Vangelo da Gesù, che cita Gen 1,27 (“Dio li creò maschio e femmina”) e Gen 2,24 (“L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”). Alla domanda dei farisei sulla liceità del ripudio il Maestro risponde attingendo alla radicalità degli inizi, rispetto alle prescrizioni di Mosè generate dai cuori induriti. Il matrimonio non è un contratto giuridico che l’uomo può sciogliere quando vuole. È invece opera di Dio Creatore: nell’unità uomo-donna si esprime la sua immagine. Rompere l’intesa coniugale significa smentire il Signore. La vita coniugale non è possesso, ma comunione. Nel nuovo rito la formula “io prendo te” è stata giustamente sostituita: “io accolgo te”. Il progetto di Dio è bello e molto esigente! I fallimenti provocano ferite dolorose. Che fare quando l’amore viene meno, quando si verifica un abbandono, un tradimento? Il rimedio non è il divorzio, ma la riconversione a Dio: affidarsi all’azione sanante dello Spirito perché ricomponga l’unità infranta.
La liturgia non si ferma ad una sola categoria di persone. La Parola oggi riguarda non solo gli sposi, ma tutti i battezzati, chiamati all’unità con Dio e fra di noi: “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore è perfetto in noi” (versetto alleluiatico).
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Una sola carne
O Dio, che hai creato l’uomo e la donna
perché i due siano una carne sola,
dona loro un cuore sempre fedele,
perché nella santità dell’amore
nulla separi quello che tu stesso hai unito.
Oggi riflettiamo sul matrimonio alla luce della Rivelazione. La prima lettura manifesta il sogno di Dio sulla coppia, profezia ripresa nel Vangelo da Gesù, che cita Gen 1,27 (“Dio li creò maschio e femmina”) e Gen 2,24 (“L’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”). Alla domanda dei farisei sulla liceità del ripudio il Maestro risponde attingendo alla radicalità degli inizi, rispetto alle prescrizioni di Mosè generate dai cuori induriti. Il matrimonio non è un contratto giuridico che l’uomo può sciogliere quando vuole. È invece opera di Dio Creatore: nell’unità uomo-donna si esprime la sua immagine. Rompere l’intesa coniugale significa smentire il Signore. La vita coniugale non è possesso, ma comunione. Nel nuovo rito la formula “io prendo te” è stata giustamente sostituita: “io accolgo te”. Il progetto di Dio è bello e molto esigente! I fallimenti provocano ferite dolorose. Che fare quando l’amore viene meno, quando si verifica un abbandono, un tradimento? Il rimedio non è il divorzio, ma la riconversione a Dio: affidarsi all’azione sanante dello Spirito perché ricomponga l’unità infranta.
La liturgia non si ferma ad una sola categoria di persone. La Parola oggi riguarda non solo gli sposi, ma tutti i battezzati, chiamati all’unità con Dio e fra di noi: “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore è perfetto in noi” (versetto alleluiatico).
Sr. M. Rosangela Bruzzone