O Dio, che per attuare il tuo disegno d’amore
hai scelto l’umile figlia di Sion,
dona alla Chiesa di aderire pienamente al tuo volere,
perché, imitando l’obbedienza del tuo Figlio,
si offra a te in perenne cantico di lode.
L’ultima domenica di Avvento, inserita nella novena di Natale, aiuta a sintonizzarsi con il mistero dell’incarnazione del Verbo. Facciamo oggi un tuffo nel cuore in festa di Maria, “l’umile figlia di Sion”, che per prima ha saputo offrire una libera accoglienza al Vangelo diventando “cantico di lode”. Detto il suo sì all’annuncio dell’angelo custodisce il segreto, ma ha pure bisogno di conferme. Perciò va in fretta verso la casa di Zaccaria. Elisabetta la chiama “madre del mio Signore” (Lc 1,43): riconosce in lei la donna trasformata dalla Grazia, “beata perché ha creduto” all’adempimento della Parola.
Dio ci visita attraverso Maria. Il Figlio dell’Altissimo prende dimora nel grembo di una vergine. Con l’audacia dei mistici l’autore della lettera agli Ebrei ci fa conoscere le prime parole del Verbo incarnato, pronunciate nel silenzio inviolabile della Trinità: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7). E aggiunge: “Siamo santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo” (Eb 10,10). Discorso severo, rispetto a certe sdolcinature natalizie. Il corpo del bambino che vagisce nel presepe è quello che penderà dalla croce. Come non stupirsi di fronte a così grande obbedienza d’amore?
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Ecco, io vengo
O Dio, che per attuare il tuo disegno d’amore
hai scelto l’umile figlia di Sion,
dona alla Chiesa di aderire pienamente al tuo volere,
perché, imitando l’obbedienza del tuo Figlio,
si offra a te in perenne cantico di lode.
L’ultima domenica di Avvento, inserita nella novena di Natale, aiuta a sintonizzarsi con il mistero dell’incarnazione del Verbo. Facciamo oggi un tuffo nel cuore in festa di Maria, “l’umile figlia di Sion”, che per prima ha saputo offrire una libera accoglienza al Vangelo diventando “cantico di lode”. Detto il suo sì all’annuncio dell’angelo custodisce il segreto, ma ha pure bisogno di conferme. Perciò va in fretta verso la casa di Zaccaria. Elisabetta la chiama “madre del mio Signore” (Lc 1,43): riconosce in lei la donna trasformata dalla Grazia, “beata perché ha creduto” all’adempimento della Parola.
Dio ci visita attraverso Maria. Il Figlio dell’Altissimo prende dimora nel grembo di una vergine. Con l’audacia dei mistici l’autore della lettera agli Ebrei ci fa conoscere le prime parole del Verbo incarnato, pronunciate nel silenzio inviolabile della Trinità: “Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,7). E aggiunge: “Siamo santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo” (Eb 10,10). Discorso severo, rispetto a certe sdolcinature natalizie. Il corpo del bambino che vagisce nel presepe è quello che penderà dalla croce. Come non stupirsi di fronte a così grande obbedienza d’amore?
Sr. M. Rosangela Bruzzone