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Ti benedica il Signore

Padre buono,
che in Maria, vergine e madre,
benedetta fra tutte le donne,
hai stabilito la dimora del tuo Verbo
fatto uomo tra noi,
donaci il tuo Spirito,
perché tutta la nostra vita
nel segno della tua benedizione
si renda disponibile
ad accogliere il tuo dono.

 

In questo Capodanno la Chiesa raccoglie i suoi figli attorno alla “Madre di Dio”. Non ci sfugga il significato “scandaloso” di tale affermazione di fede: il Creatore si fa presente nei limiti di una creatura mettendo la sua potenza a servizio dell’umanità. La maternità è segno della forza e della bellezza della vita: in Maria diventa amore traboccante di libertà perché svincolato dal possesso e proiettato verso il servizio. Lei ha saputo coniugare l’accoglienza tipica di una madre con la purezza di cuore caratteristica di una vergine. Ecco quindi il paradosso di una verginità feconda, grazie al suo sì all’azione dello Spirito.

La liturgia inaugura il nuovo Anno nel segno di una solenne benedizione, la formula sacerdotale che viene fatta risalire ad Aronne: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Num 6,22-27). “Benedire” è stata la prima parola di Dio: “e vide che era cosa molto buona” (Gen 1,31). Anche noi siamo invitati a dire bene della nostra vita, pur sperimentandone la fragilità. Scriveva Charles Peguy: “La speranza del mondo risiede completamente nella benedizione di Dio: Lui continua a volerci bene, continua a sperare il nostro bene”. Sentirsi benedetti fa guardare la realtà con occhi nuovi: tutto è dono di Dio. A noi tocca aprirci per riceverlo!

Sr. M. Rosangela Bruzzone

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