Signore del cielo e della terra,
che ci raduni in festosa assemblea
per celebrare il sacramento pasquale
del Corpo e Sangue del tuo Figlio,
fa’ che nella partecipazione
all’unico pane e all’unico calice
impariamo a condividere con i fratelli
i beni della terra e quelli del cielo.
Il sacrificio di Cristo sulla croce diventa attuale per noi sull’altare come sacramento della sua Pasqua. L’Eucaristia non è una comune assemblea, ma una comunità convocata da Dio attorno alla mensa della Parola e del Pane. Lì attingiamo la vita! La vita non si compra, si condivide. Il racconto evangelico (Lc 9,11-17) pare un problema di aritmetica: 5000 persone, 5 pani e 2 pesci nelle mani di 12 uomini. Gli apostoli hanno la soluzione: “Congeda la folla”. Il Maestro ne offre un’altra: “Voi stessi date loro da mangiare”. Quando un problema è insolubile si deve uscire dalla logica umana per entrare in quella divina. La moltiplicazione dei pani non è risultato di un incantesimo, ma frutto della preghiera di Gesù, che offre un modo nuovo di affrontare la realtà e spinge a dilatare il cuore. Importante non è avere qualcosa da mangiare, ma da condividere, per placare la fame dei fratelli. Gesto che accomuna le persone al di là di ogni barriera religiosa, politica, culturale, etnica. Il Signore accoglie il poco che siamo e lo trasforma in sovrabbondanza d’amore. Allora la festa del Corpus Domini è così cristiana perché squisitamente umana. Leone XIV ha recentemente affermato: “Prima di essere credenti, siamo chiamati ad essere umani”. Mentre osiamo camminare per le strade delle nostre città preceduti dall’Ostia ci poniamo nel cuore del mondo come segno della presenza di Cristo. Consapevoli del monito di sant’Agostino: “siate ciò che vedete, ricevete ciò che siete: pane spezzato”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Condividere l’unico pane
Signore del cielo e della terra,
che ci raduni in festosa assemblea
per celebrare il sacramento pasquale
del Corpo e Sangue del tuo Figlio,
fa’ che nella partecipazione
all’unico pane e all’unico calice
impariamo a condividere con i fratelli
i beni della terra e quelli del cielo.
Il sacrificio di Cristo sulla croce diventa attuale per noi sull’altare come sacramento della sua Pasqua. L’Eucaristia non è una comune assemblea, ma una comunità convocata da Dio attorno alla mensa della Parola e del Pane. Lì attingiamo la vita! La vita non si compra, si condivide. Il racconto evangelico (Lc 9,11-17) pare un problema di aritmetica: 5000 persone, 5 pani e 2 pesci nelle mani di 12 uomini. Gli apostoli hanno la soluzione: “Congeda la folla”. Il Maestro ne offre un’altra: “Voi stessi date loro da mangiare”. Quando un problema è insolubile si deve uscire dalla logica umana per entrare in quella divina. La moltiplicazione dei pani non è risultato di un incantesimo, ma frutto della preghiera di Gesù, che offre un modo nuovo di affrontare la realtà e spinge a dilatare il cuore. Importante non è avere qualcosa da mangiare, ma da condividere, per placare la fame dei fratelli. Gesto che accomuna le persone al di là di ogni barriera religiosa, politica, culturale, etnica. Il Signore accoglie il poco che siamo e lo trasforma in sovrabbondanza d’amore. Allora la festa del Corpus Domini è così cristiana perché squisitamente umana. Leone XIV ha recentemente affermato: “Prima di essere credenti, siamo chiamati ad essere umani”. Mentre osiamo camminare per le strade delle nostre città preceduti dall’Ostia ci poniamo nel cuore del mondo come segno della presenza di Cristo. Consapevoli del monito di sant’Agostino: “siate ciò che vedete, ricevete ciò che siete: pane spezzato”.
Sr. M. Rosangela Bruzzone