Dio di consolazione e di pace,
che chiami alla comunione con te tutti i viventi,
fa’ che la Chiesa annunci la venuta del tuo regno
confidando solo nella forza del Vangelo.
Chi segue Gesù è subito inviato ai fratelli. Il Vangelo odierno riporta il mandato affidato ai 72 discepoli, lo stesso dei 12 apostoli. 72 è un numero simbolico, richiama tutte le nazioni del mondo. Ci siamo dentro anche noi! In virtù del Battesimo siamo inviati ad annunciare con la vita nei nostri ambienti la prossimità del regno di Dio, i cui frutti sono l’amore e la pace. “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” (Lc 10,3). È un’immagine eloquente che esprime la debolezza di chi non ha altri mezzi per evangelizzare se non la forza stessa del messaggio e della propria testimonianza di povertà, mitezza, gratuità.
La profezia di gioia di Isaia nella prima lettura è imperniata sulla consolazione del ritorno degli ebrei dall’esilio babilonese. Anticipa l’esultanza dei 72 tornati entusiasti per l’esito della missione: avere “i nomi scritti in cielo” (Lc 10,20) significa essere salvi per sempre.
Siamo pochi, saremo sempre pochi davanti all’abbondanza della messe. Occorre pregare Dio perché sia Lui a chiamare gli operai che facciano conoscere Cristo a tutti gli uomini. Come ha fatto Paolo, per cui conta essere “nuova creatura” (Gal 6,15), discepoli somiglianti al Maestro nella logica del servizio e del dono.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Come agnelli
Dio di consolazione e di pace,
che chiami alla comunione con te tutti i viventi,
fa’ che la Chiesa annunci la venuta del tuo regno
confidando solo nella forza del Vangelo.
Chi segue Gesù è subito inviato ai fratelli. Il Vangelo odierno riporta il mandato affidato ai 72 discepoli, lo stesso dei 12 apostoli. 72 è un numero simbolico, richiama tutte le nazioni del mondo. Ci siamo dentro anche noi! In virtù del Battesimo siamo inviati ad annunciare con la vita nei nostri ambienti la prossimità del regno di Dio, i cui frutti sono l’amore e la pace. “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” (Lc 10,3). È un’immagine eloquente che esprime la debolezza di chi non ha altri mezzi per evangelizzare se non la forza stessa del messaggio e della propria testimonianza di povertà, mitezza, gratuità.
La profezia di gioia di Isaia nella prima lettura è imperniata sulla consolazione del ritorno degli ebrei dall’esilio babilonese. Anticipa l’esultanza dei 72 tornati entusiasti per l’esito della missione: avere “i nomi scritti in cielo” (Lc 10,20) significa essere salvi per sempre.
Siamo pochi, saremo sempre pochi davanti all’abbondanza della messe. Occorre pregare Dio perché sia Lui a chiamare gli operai che facciano conoscere Cristo a tutti gli uomini. Come ha fatto Paolo, per cui conta essere “nuova creatura” (Gal 6,15), discepoli somiglianti al Maestro nella logica del servizio e del dono.
Sr. M. Rosangela Bruzzone