O Dio, principio e fine di tutte le cose,
che raduni l’umanità nel tempio vivo del tuo Figlio,
donaci di tenere salda la speranza del tuo regno,
perché perseverando nella fede possiamo gustare la pienezza della vita
Oggi l’antifona d’inizio c’infonde una serena fiducia: “Io ho progetti di pace e non di sventura” (Ger 29,11). Eppure le parole con cui nel Vangelo (Lc 21,5-19) Gesù ci accompagna verso la fine dell’Anno liturgico possono stupirci: predice guerre, terremoti, pestilenze, persecuzioni dei cristiani, divisioni nelle famiglie … Nulla di nuovo! Questo discorso non vuole spaventarci, ma risvegliarci. Il Signore ci chiede di non lasciarci distrarre da eventi che sembrano straordinari, di non cedere allo scoraggiamento, di non lasciarsi ingannare dalle seduzioni di falsi profeti, ma rimanere vigilanti, tenendo salda la speranza e perseverando nella fede. Sì, il tempio di Gerusalemme – afferma Gesù – sarà distrutto. La storia finirà. Perciò occorre dare importanza a ciò che conta, che resta per sempre. In questo mondo che vacilla siamo chiamati a testimoniare con la vita che Dio è fedele alle promesse: “Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Tutto è nelle sue mani. Nella seconda lettura anche san Paolo esorta i Tessalonicesi ad un sano realismo: a non trasformare l’attesa del ritorno del Signore in pretesto per sfuggire alle proprie responsabilità. La sfida è la perseveranza: che non vuol dire rassegnarsi, ma resistere al male senza soccombere, cercando di vincerlo con il bene. Non si tratta di cominciare il conto alla rovescia, ma di essere ogni giorno artigiani di pace.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Verso la fine
O Dio, principio e fine di tutte le cose,
che raduni l’umanità nel tempio vivo del tuo Figlio,
donaci di tenere salda la speranza del tuo regno,
perché perseverando nella fede possiamo gustare la pienezza della vita
Oggi l’antifona d’inizio c’infonde una serena fiducia: “Io ho progetti di pace e non di sventura” (Ger 29,11). Eppure le parole con cui nel Vangelo (Lc 21,5-19) Gesù ci accompagna verso la fine dell’Anno liturgico possono stupirci: predice guerre, terremoti, pestilenze, persecuzioni dei cristiani, divisioni nelle famiglie … Nulla di nuovo! Questo discorso non vuole spaventarci, ma risvegliarci. Il Signore ci chiede di non lasciarci distrarre da eventi che sembrano straordinari, di non cedere allo scoraggiamento, di non lasciarsi ingannare dalle seduzioni di falsi profeti, ma rimanere vigilanti, tenendo salda la speranza e perseverando nella fede. Sì, il tempio di Gerusalemme – afferma Gesù – sarà distrutto. La storia finirà. Perciò occorre dare importanza a ciò che conta, che resta per sempre. In questo mondo che vacilla siamo chiamati a testimoniare con la vita che Dio è fedele alle promesse: “Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto”. Tutto è nelle sue mani. Nella seconda lettura anche san Paolo esorta i Tessalonicesi ad un sano realismo: a non trasformare l’attesa del ritorno del Signore in pretesto per sfuggire alle proprie responsabilità. La sfida è la perseveranza: che non vuol dire rassegnarsi, ma resistere al male senza soccombere, cercando di vincerlo con il bene. Non si tratta di cominciare il conto alla rovescia, ma di essere ogni giorno artigiani di pace.
Sr. M. Rosangela Bruzzone