Il brano di questa domenica (Matteo 3,1-12) si colloca all’inizio del Vangelo di Matteo e presenta la figura di Giovanni Battista, che appare nel deserto invitando il popolo alla conversione. L’evangelista lo descrive con i tratti di un asceta, richiamando la figura del grande profeta Elia (2Re 1,8). Il popolo riconosce in lui il compimento della profezia di Isaia (Is 40,3): «Voce di uno che grida nel deserto».
Per il suo stile di vita e per l’autorevolezza della sua predicazione, Giovanni attirava molte persone e godeva della credibilità riservata ai profeti. A lui si recavano anche le autorità religiose e civili di Israele. Egli si rivolgeva a tutti: ebrei e non ebrei, poveri e ricchi… Chiedeva pentimento, confessione pubblica dei peccati e una conversione autentica, capace di produrre frutti concreti. Annunciava, inoltre, un giudizio radicale.
Giovanni battezzava con acqua per esprimere il desiderio di conversione, ma proclamava la venuta di «uno più forte di lui», che avrebbe battezzato nello Spirito Santo e con il fuoco.
Leggere questo Vangelo nel tempo di Avvento è un invito a riscoprire la speranza, orientandoci verso la venuta del Signore. La nostra conversione non è una condizione perché Dio venga: il Signore viene comunque, e la sua venuta è certa come l’aurora. Tuttavia, la conversione è il segno che stiamo aprendo le braccia per accoglierlo.
Lasciamo che risuonino nel cuore le parole della preghiera iniziale: «Che nessuna attività terrena ci impedisca di correre incontro a Cristo».
Sr. M. Penha Carpanedo, pddm

