O Dio,
che volgendo lo sguardo all’umiltà della Vergine Maria
l’hai innalzata alla sublime dignità
di Madre del tuo unico Figlio fatto uomo
e oggi l’hai coronata di gloria incomparabile,
fa’ che, inseriti nel mistero di salvezza,
anche noi possiamo per sua intercessione
giungere fino a te nella gloria del cielo.
Nel cuore dell’estate la Chiesa celebra l’assunzione di Maria in corpo ed anima nella vita intima, segreta, intramontabile di Dio. Lo spettacolo grandioso descritto nella prima lettura ci lascia senza fiato: “una donna vestita di sole, coronata di dodici stelle” (Ap 12,1). La parola di san Paolo ci attraversa da parte a parte: “l’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte” (1 Cor 15,26). La festa odierna è un invito ad innalzare lo sguardo: siamo nati e non moriremo più. La Vergine, riconosciuta da Elisabetta “la madre del mio Signore” (Lc 1,43), varca il cielo per ricordarci il nostro destino. Per confermarci che l’amore di Dio accompagna la vita da prima del suo germogliare fin oltre la sua consumazione. Perciò celebrando oggi il compimento dell’esperienza di Maria celebriamo la nostra stessa speranza: in lei gustiamo già la gloria beata che, nella carne nostra redenta, tutti ci attende.
Il canto del Magnificat esprime la sua fede: ha sentito su di sé lo sguardo dell’Onnipotente, ha risposto con l’obbedienza libera ed intelligente di chi non subisce un destino ma accoglie una vocazione. Tutta la sua vita è intrecciata con quella di Gesù: partecipa in pienezza alla Pasqua di suo Figlio perché ha condiviso con lui anche il mistero della croce. A lei, prima discepola, chiediamo che ci aiuti ad essere santi, per incontrarci, un giorno, in Paradiso.
Sr. M. Rosangela Bruzzone