O Dio,
potenza immutabile e luce che non tramonta,
guarda con amore al mirabile sacramento di tutta la Chiesa
e compi nella pace l’opera dell’umana salvezza
secondo il tuo disegno eterno;
tutto il mondo riconosca e veda
che quanto è distrutto si ricostruisce,
quanto è invecchiato si rinnova
e tutto ritorna alla sua integrità,
per mezzo di Cristo, che è principio di ogni cosa.
Nella Veglia pasquale, dopo l’ultima lettura dell’Antico Testamento che precede e prepara quelle del Nuovo, la liturgia ci fa pronunciare quest’audace invocazione. La comunità dei credenti è così invitata ad assumere la sua dignità battesimale, per essere un segno credibile della speranza che le cose possano tornare a vivere dopo aver attraversato le tenebre della morte.
Maria di Magdala va al sepolcro perché non ha altro luogo dove c’è ancora qualcosa dell’uomo che le ha ridonato la vita. Ma il sepolcro non ha potuto trattenere il corpo di Gesù, perché l’amore di Dio ha prevalso: il crocifisso è risorto. Anche noi abbiamo bisogno di portare a Lui la nostra attesa e il nostro desiderio di vita, per rafforzare la nostra fede, ferita spesso da tante esperienze di morte dentro di noi e attorno a noi. Abbiamo bisogno di tornare a Lui per dare concretezza alla speranza che nella Pasqua affonda le sue radici. La speranza di un mondo diverso, secondo il cuore di Dio, che ci aiuta a camminare verso il futuro. Senza la speranza la fede muore, e la carità non trova forza per agire. Accogliamola come dono di quest’Anno giubilare!
Sr. M. Rosangela Bruzzone
Cristo nostra speranza
O Dio,
potenza immutabile e luce che non tramonta,
guarda con amore al mirabile sacramento di tutta la Chiesa
e compi nella pace l’opera dell’umana salvezza
secondo il tuo disegno eterno;
tutto il mondo riconosca e veda
che quanto è distrutto si ricostruisce,
quanto è invecchiato si rinnova
e tutto ritorna alla sua integrità,
per mezzo di Cristo, che è principio di ogni cosa.
Nella Veglia pasquale, dopo l’ultima lettura dell’Antico Testamento che precede e prepara quelle del Nuovo, la liturgia ci fa pronunciare quest’audace invocazione. La comunità dei credenti è così invitata ad assumere la sua dignità battesimale, per essere un segno credibile della speranza che le cose possano tornare a vivere dopo aver attraversato le tenebre della morte.
Maria di Magdala va al sepolcro perché non ha altro luogo dove c’è ancora qualcosa dell’uomo che le ha ridonato la vita. Ma il sepolcro non ha potuto trattenere il corpo di Gesù, perché l’amore di Dio ha prevalso: il crocifisso è risorto. Anche noi abbiamo bisogno di portare a Lui la nostra attesa e il nostro desiderio di vita, per rafforzare la nostra fede, ferita spesso da tante esperienze di morte dentro di noi e attorno a noi. Abbiamo bisogno di tornare a Lui per dare concretezza alla speranza che nella Pasqua affonda le sue radici. La speranza di un mondo diverso, secondo il cuore di Dio, che ci aiuta a camminare verso il futuro. Senza la speranza la fede muore, e la carità non trova forza per agire. Accogliamola come dono di quest’Anno giubilare!
Sr. M. Rosangela Bruzzone