O Dio, che ci hai riuniti
per celebrare la santa Cena nella quale
il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte,
affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio,
convito nuziale del suo amore,
fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero
attingiamo pienezza di carità e di vita.
La Messa vespertina del Giovedì santo, che apre il Triduo pasquale, cuore della nostra fede, ricorda l’istituzione dell’Eucaristia: descritta però nella seconda lettura, non nel Vangelo. Giovanni preferisce dar risalto alla lavanda dei piedi: questo gesto non solo incita all’umiltà del servizio, ma rivela un Dio che s’inginocchia ai piedi dell’uomo e lo ama sino alla fine. Il testamento del Signore sembra non lasciare scampo: “Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15). Si tratta di amare come Gesù, di renderlo presente nel Pane e nel Vino e nell’attenzione agli ultimi. Noi siamo incapaci di gratuità, ma l’Eucaristia ci abilita a seguire le orme del Maestro, che si è consegnato liberamente alla morte. Ed ha affidato alla Chiesa il memoriale di quest’offerta: “Fate questo in memoria di me” (1 Cor 11,24). Quando Lui ha donato la sua vita – nell’ultima cena e sulla croce – ci ha portati con sé, in sé: nel segno del Pane spezzato ci siamo tutti! Accostandoci alla mensa eucaristica esprimiamo la nostra volontà di offrirci: il rito si farà carne in gesti concreti di carità nel nostro quotidiano. Immergiamoci oggi dunque in questo clima di festa, commensali gioiosi al banchetto al quale Cristo invita la Chiesa sua sposa.
Sr. M. Rosangela Bruzzone
La cena del Signore
O Dio, che ci hai riuniti
per celebrare la santa Cena nella quale
il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte,
affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio,
convito nuziale del suo amore,
fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero
attingiamo pienezza di carità e di vita.
La Messa vespertina del Giovedì santo, che apre il Triduo pasquale, cuore della nostra fede, ricorda l’istituzione dell’Eucaristia: descritta però nella seconda lettura, non nel Vangelo. Giovanni preferisce dar risalto alla lavanda dei piedi: questo gesto non solo incita all’umiltà del servizio, ma rivela un Dio che s’inginocchia ai piedi dell’uomo e lo ama sino alla fine. Il testamento del Signore sembra non lasciare scampo: “Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15). Si tratta di amare come Gesù, di renderlo presente nel Pane e nel Vino e nell’attenzione agli ultimi. Noi siamo incapaci di gratuità, ma l’Eucaristia ci abilita a seguire le orme del Maestro, che si è consegnato liberamente alla morte. Ed ha affidato alla Chiesa il memoriale di quest’offerta: “Fate questo in memoria di me” (1 Cor 11,24). Quando Lui ha donato la sua vita – nell’ultima cena e sulla croce – ci ha portati con sé, in sé: nel segno del Pane spezzato ci siamo tutti! Accostandoci alla mensa eucaristica esprimiamo la nostra volontà di offrirci: il rito si farà carne in gesti concreti di carità nel nostro quotidiano. Immergiamoci oggi dunque in questo clima di festa, commensali gioiosi al banchetto al quale Cristo invita la Chiesa sua sposa.
Sr. M. Rosangela Bruzzone