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Stava loro sottomesso

O Dio, nostro Creatore e Padre,
tu hai voluto che tuo Figlio crescesse
in sapienza, età e grazia nella famiglia di Nazareth;
ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita,
perché diventiamo partecipi della fecondità del tuo amore.

 

Per incarnarsi il Verbo ha avuto bisogno non solo di un grembo verginale, ma di una famiglia che lo educasse alla fede e lo preparasse alla vita. Oggi la Chiesa offre alla nostra contemplazione la famiglia di Nazareth come modello esemplare che anticipa l’armonia del Paradiso. Scelta coraggiosa, nel contesto sociale in cui viviamo! La famiglia è il luogo dove s’impara il nome di Dio: E il nome più bello è Amore. Maria, Giuseppe e Gesù sono uniti da un amore intenso, profondo, rispettoso. È una famiglia particolare ma reale, attraversata da preoccupazioni e prove: c’è un dialogo con tante domande e poche risposte, ma c’è anche la forza della fede. Tre giorni dura l’angoscia della madre alla ricerca del figlio perduto a Gerusalemme nella festa di Pasqua: “Perché ci hai fatto questo?” (Lc 2,48). Gesù dodicenne è rimasto nel tempio perché sente di appartenere al Padre. Ma poi torna a casa con i genitori e sta loro sottomesso. Lascia i dottori della Legge e segue Maria e Giuseppe, maestri di vita. Sono loro a farlo “crescere in sapienza, età, grazia”.

Restiamo attoniti di fronte a questa vita silenziosa e nascosta, segno della solidarietà di Dio con le nostre fatiche quotidiane. E chiediamo al Padre la venerazione per il dono della vita. Non solo di quella nascente, ma di tutti i suoi aspetti: l’affetto tra gli sposi, la cura per i figli, l’attenzione agli anziani, la sollecitudine per i malati e i disabili. La celebrazione eucaristica ci renda sempre più un’unica famiglia, che nella gioia del suo Signore esclama: “Beato chi abita la tua casa! (ritornello del salmo 83).

Sr. M. Rosangela Bruzzone

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