ASSOCIATA AL MISTERO PASQUALE
in un crescendo di configurazione a Cristo
Il 24 marzo di 33 anni fa, a Sanfrè, mentre la comunità innalzava il canto dei primi vespri della Solennità dell’Annunciazione del Signore, Madre Maria Scolastica Rivata rispondeva il suo sì all’ultima chiamata del Maestro Gesù, lo Sposo amato e seguito in tutta la sua lunga vita.
Nel Tempio S. Paolo, in Alba, che Madre Scolastica aveva contribuito a costruire con la fabbricazione dei mattoni, nel quale aveva partecipato per tanti anni alla liturgia e aveva sostato per lunghe ore in Adorazione, il 27 marzo 1987, nella luce del mistero pasquale di Cristo Signore, si celebrava il suo funerale. Attorno alla questa piccola suora che il 29 luglio 1922 era partita dalla rocca di Guarene, attirata dal Signore nell’avventura carismatica del Beato Giacomo Alberione, c’erano in questo giorno rappresentanze dai cinque continenti. C’erano le sorelle che dovevano partecipare all’imminente IV Capitolo generale delle Pie Discepole del Divin Maestro, altre giunsero appositamente dalle varie parti del mondo, proprio per dire coralmente il grazie al Maestro Divino per questa sua Discepola «messa a parte» e chiamata ad essere la prima Madre delle Pie Discepole. Oltre cinquanta sacerdoti concelebravano con don Giovanni Ferrero ssp (1920-2001), in un Tempio S. Paolo gremito di popolo, di Autorità civili e di membri della Famiglia Paolina.
Nella preghiera liturgica risuonava il canto di lode al Signore che aveva ispirato la giovane Orsola a donarsi completamente a Gesù Maestro e l’aveva resa in questo mondo che passa, testimonianza vivente dei cieli nuovi e della terra nuova e a Lui si chiedeva di accoglierla nel suo abbraccio di misericordia e di spalancarle le porte dell’aula luminosa del banchetto delle nozze eterne.
Don Giovanni Ferrero, guida spirituale di Madre Scolastica negli ultimi anni della vita, pur non potendo alzare il velo su alcuni punti a cui era tenuto per il segreto sacramentale, nell’omelia ne tratteggia a caldo un chiaro e incisivo profilo, introducendo chi ascolta a leggere il dono della sua vita, visto da chi si era sintonizzato profondamente col suo spirito.
Riproponiamo questo testo come una porta aperta per entrare nella casa della nostra prima Madre e imparare da lei a camminare verso il “non vivo più io, ma Cristo vive in me”. Per facilitarne la lettura si inseriscono alcuni titoletti.
FESTA DELLA VITA
Don Giovanni Ferrero – Alba 27.03.1987
«“Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli” (Sal 116,15). La morte di un religioso o d’una religiosa non è che l’incontro col Cristo, seguito e amato per tutta la vita. Perciò questa nostra assemblea, raccolta attorno alla salma di Madre Scolastica, potrebbe assumere un pacato tono di festa: la festa della vita, della gloria, della comunione con Dio, anticipata e prefigurata dalla consacrazione a Lui.
Ma la dipartita d’una persona come la “signora Maestra”, la prima Madre delle Pie Discepole, protagonista di primo piano per oltre vent’anni della storia della sua Congregazione, non può non lasciare l’animo dolente in quanti l’hanno conosciuta e amata, specialmente nelle sue consorelle per le quali è stata un modello e una guida.
Il Fondatore ha scritto di lei: “Madre Scolastica Rivata fu come la nutrice delle Pie Discepole e la loro Maestra fino alla istituzione canonica propria… Si abbia filiale riconoscenza, rispetto, deferenza … Del suo insegnamento, consiglio, indirizzo e orazione si faccia molto conto”.
Si potrebbe aggiungere per lei ciò che Don Alberione disse di Don Giaccardo: “Fu sempre chiamata Maestra; e lo fu; e lo è”. Lo è perché la sua vita ha avuto come contrassegno un costante e crescente impegno per configurarsi a Cristo, un salire progressivo nell’intimità con lui, un uscire sempre più da se stessa per “passare” in lui; e insieme uno spendersi e sopraspendersi per la missione delle Pie Discepole nello spirito del Fondatore, “a gloria e lode di Dio” (Fil 1,11).
Accolta a San Paolo
La vocazione sbocciò presto nell’anima di Orsola Rivata, umile parrocchiana di Guarene (CN), nata il 12 luglio 1897. Forse, come per molti prediletti di Dio, il primo “sì” le scaturì inconsapevole dal cuore al momento della Prima Comunione. Ma per vari motivi l’ora di Dio tardò a manifestarsi.
Fu accolta a “San Paolo” in Alba dallo stesso Primo Maestro il 29 luglio 1922, e si gettò subito con slancio nell’apostolato portando il suo aiuto dovunque ce n’era bisogno: in cucina, in laboratorio, in refettorio, in chiesa, in propaganda, alla fornace a far mattoni o con la carretta a portare la posta alla stazione: sempre pronta, ilare, entusiasta.
Allora le Congregazioni della Famiglia Paolina erano solo due: la Pia Società san Paolo e le Figlie di San Paolo. Ma fin dal 1908 Don Alberione pensava a una congregazione dedita esclusivamente all’apostolato eucaristico, sacerdotale e liturgico.
Avere nelle sue case l’adorazione perpetua, la “laus perennis eucharistica”, come diceva lui, era una sua idea fissa fin dal 1914 e il 30 maggio 1923 riuscì a realizzarla in parte inaugurando i turni dalle 14 alle 21.
Nell’autunno di quell’anno mandò tutta la sua già numerosa Famiglia, 400 membri tra grandi e piccoli, guidati da Don Giaccardo, al Congresso Eucaristico di Genova per “impetrare una grande grazia”. La grazia che domandava era di “poter formare il gruppo delle adoratrici perpetue del SS. Sacramento”, cioè “dare vita alla Congregazione delle Pie Discepole”.
Il 21 novembre 1923, ristabilito da una grave malattia, scelse due giovani ‑ Orsola Rivata e Metilde Gerlotto ‑ e le “mise a parte” per un progetto non ancora noto. Consegnò loro l’abbozzo d’un nuovo regolamento di vita che aveva per base l’adorazione e come elementi inseparabili il sacrificio nascosto e il silenzio; diede loro infatti questa consegna: “Farete silenzio, silenzio, silenzio”.
Il 10 febbraio 1924, dopo aver preparato singolarmente le due giovani e altre sei, le riunì quale primo nucleo della nascente Congregazione, che venne presto denominata delle “Pie Discepole del Divin Maestro”
Madre Scolastica fu posta a capo del gruppo come responsabile… Ella iniziò con zelo il suo lavoro secondo le direttive del Fondatore: “Sempre intimità con Gesù‑Ostia; sempre ricordando il Paradiso; sempre sotto il manto di Maria SS.; sempre seguendo san Paolo”.
Cercò di creare tra le Sorelle un clima di entusiasmo e di fervore, ricopiando un po’ “la serenità celestiale e la gioia tutta soprannaturale che regnava nella casa di Nazareth”.
Il 25 marzo 1924 le otto “discepole”, prime fra le suore paoline, vestirono l’abito religioso allora di colore azzurro. Perciò il 25 marzo 1987 Madre Scolastica avrebbe festeggiato il 63° anniversario della sua vestizione.
Il gruppo si avviò per la sua strada, ma continuò a essere considerato un reparto speciale delle Figlie di san Paolo, con la debita dipendenza giuridica da Maestra Tecla Merlo, Superiora Generale.
Il ricamo della Grazia
Don Alberione era una tempra d’acciaio sbalzata nella roccia viva, un carattere fortemente volitivo, sospinto da un vulcano di idee verso mete sempre nuove e irte di spine; ma anche Madre Scolastica, nella sua dolcezza, era una tempra adamantina tratteggiata dal lento ricamo della Grazia, e seguiva con impeto il passo di lui scrivendo pagine gloriose di dedizione nella sudata e sofferta storia della sua Congregazione.
Nel pensiero del Fondatore le Pie Discepole hanno il compito di conciliare la vita contemplativa e la vita attiva, con una certa prevalenza della prima, sull’esempio di Maria SS., che lavorava e pregava. La loro missione ha una triplice “manifestazione nell’apostolato eucaristico, per amore a Gesù presente nell’Eucaristia; nel servizio sacerdotale, per amore a Gesù vivente nel sacerdozio; nel servizio liturgico, per amore a Gesù Capo del Corpo mistico…”.
Madre Scolastica non poteva non chiedere alle sue suore costosi sacrifici, ma le seguiva con cuore materno, le incoraggiava, le aiutava a interpretare, penetrare e vivere lo spirito del Fondatore in una totale comunione con lui, “uomo di Dio” e “Padre della Congregazione”. In questo fu anche lei “fedelissima tra le fedeli”, come Don Alberione disse di Don Giaccardo. Tutto, sempre, nella piena disponibilità al beneplacito di Dio, per suo amore, per la sua gloria, in obbedienza di mente, di cuore, di volontà.
Uno sviluppo assai promettente premiò le fatiche delle prime Pie Discepole: buon flusso di vocazioni, costante crescita nel fervore, apertura di varie case.
Con l’entrata nel gruppo delle Pie Discepole la vita spirituale di Madre Scolastica imboccò il binario di lungo percorso che aveva sempre sognato. Lo spirito della nuova Congregazione l’affascinava e il suo cuore sognava dietro i progetti grandiosi del Fondatore.
“La Pia Discepola – diceva don Alberione nel 1947 ‑ è l’anima più silenziosa e più operosa; più ritirata e più attiva; più raccolta e più espansiva… Deve tutti alimentare e sostenere… e avrà parte al bene che da tutti si compie”.
Madre Scolastica viveva di raccoglimento, di preghiera, di lavoro, di sorriso. Viveva col Maestro, l’unico del suo cuore, il centro unificatore della sua vita, una Presenza cercata nella fede, invocata nel fervore, adorata nell’amore.
Gesù è l’ “Amen” perfetto al Padre, l’ “Amen” perpetuo, l’ “Amen” senza riserve. Chi lo segue in questa catena amorosa di “Amen” gode la gioia della figliolanza di Dio e si apre ai doni dello Spirito.
Come consacrati siamo tutti chiamati a questo rapporto personale con Gesù col quale volenti o nolenti, dobbiamo confrontarci continuamente per accoglierlo o respingerlo perché “in lui viviamo, ci muoviamo e siamo” (At 17,28). Ma quali esigenze di distacco, di silenzio verginale, di donazione sorridente, di fedeltà, di carità, di umiltà racchiude tale rapporto spinto fino alle ultime conseguenze!
Madre Scolastica lo visse intensamente perché cercava davvero il volto di Dio (Sal 26,8), si sforzava di camminare “in Cristo, in lui radicata e fondata” (Ef 3,17) e animava del suo colloquio col Vivente le più semplici realtà quotidiane,
Chi vive così, cuore a cuore col Maestro, diventa un vivente sorriso che lo riflette e lo dona perché egli è, per usare una frase di Pascal, “la via che cammina” e ci innalza al Padre, portandoci contemporaneamente verso i fratelli.
Prove e crescita in santità
Nell’assolvere il suo delicato ufficio di responsabilità Madre Scolastica incontrò e superò periodi di umiliazione e di prova. Come quando, non da parte delle consorelle Pie Discepole, venne giudicata non idonea al compito di guida affidatole, e fu da Don Alberione stesso mandata in Egitto dove lavorò alla diffusione della buona stampa. Nel frattempo il gruppo delle Pie Discepole fu affidato a una Figlia di san Paolo, Sr. Teresa Raballo.
Ma ad Alba, nella sua assenza, le cose non migliorarono, cosicché nel 1938 fu richiamata e riprese la guida del gruppo, sistemato in un locale adiacente a quelli della Pia Società san Paolo. Ricominciò il suo lavoro in spirito di fede, nella costante serenità e instancabile laboriosità che trascinava le Sorelle a imitarla.
Un’altra prova dolorosa giunse nel 1946, il 24 agosto, allorché un Decreto della S. Congregazione dei religiosi comunicò di “non ritenere conveniente né utile condiscendere alla domanda di erezione canonica per le Pie Discepole”. Madre Scolastica con la sua fede, la molta preghiera, il silenzio eroico, sostenne intrepida l’ideale della Pia Discepola.
La risposta di Dio a tante preghiere e sofferenze non si fece attendere: il 3 aprile 1947, Mons. Grassi vescovo di Alba firmava il decreto di erezione delle Pie Discepole in Congregazione religiosa di diritto diocesano e ne approvava le Costituzioni. E’ immaginabile la gioia che ne provò Madre Scolastica, insieme con tutte le consorelle. Fu stabilito il nuovo governo… e Madre Scolastica continuò a servire con amore la Congregazione immergendosi in maggior silenzio e crescendo in santità.
Fin dall’inizio si era proposto di farsi santa. Ma la santità consumata è per lo più il frutto di una lunga stagione vissuta per Dio. A lei, morta a quasi 90 anni, Dio concesse una stagione ben lunga e, sebbene lui solo sia giudice del cammino d’un’anima, siamo certi che ella seppe viverla tutta per Lui.
«In Paradiso ‑ diceva Don Alberione nel 1947‑ vi sono molti vasi di diverso valore: vasi d’oro, d’argento, di legno, di terra. “Vasi d’oro”: sono le suore ferventi che in tutto e sempre cercano Dio. Suore come s. Teresa, s. Caterina. “Vasi d’argento”: suore di virtù comune, praticanti del dovere, buone… “Vasi di creta”: suore non buone, non disciplinate, che disturbano… “Siate vasi d’oro o almeno d’argento”. Nessun vaso di creta. Come siamo quaggiù, così saremo nell’eternità»
Madre Scolastica aveva la santa ambizione di diventare un vaso d’oro e offriva a Dio la sua anima spalancata e il suo corpo come “sacrificio vivente a lui gradito” (Rm 12,1).
Tutto è scala, tutto è ala
I propositi che formulava nel tempo in cui venne da me per la direzione spirituale erano propositi di alta spiritualità e rivelavano un’anima protesa verso le altezze. Il Divin Maestro poté quindi plasmarla secondo il suo progetto per renderla bella e preziosa ai suoi occhi e farne “una pietra viva scolpita dallo Spirito per il regno dei cieli” (Breviario). Ma tutto, sempre, nel segreto d’un’anima “nascosta con Cristo in Dio”.
Dopo un periodo trascorso in Argentina, fu richiamata a Roma, poi passò a Parigi, poi ad Alba, poi di nuovo a Roma, svolgendo vari apostolati, sempre in umiltà, docilità, semplicità, nascondimento; pronunciando un “sì” dopo l’altro prontamente, come Maria, nelle ore di gaudio e nei momenti del dolore.
Del resto nella vita religiosa tutto è prova, ma tutto è scala; tutto è croce, ma tutto è ala. Basta amare.
E Madre Scolastica amava il Maestro con l’amore che si fa piccola vittima, assimilata a lui nella sofferenza riparatrice.
Era devotissima di s. Paolo, di s .Giuseppe, dell’Angelo Custode, ma soprattutto della Regina degli Apostoli. Maria è il modello pieno di fascino a cui si aggrappano tutte le anime assetate di perfezione. E’ la Donna pienamente riuscita sul piano umano e divino, l’umile ancella che ha vissuto la sua vita “al di dentro”, il “giardino recintato” riservato a Dio solo. La melodia della sua vita è salita a lui con tutta la perfezione da lui pensata nel crearla.
Sorretta dalla Regina del cielo, a cui innalzava molti rosari, Madre Scolastica orientò tutta la sua vita verso il Tabernacolo, verso Gesù‑Ostia, che con tanta fede adorava, con cui tanto dialogava, a cui tanto offriva. Il suo più grande riposo era stare in chiesa, il luogo dolcissimo dove Gesù ci nutre della sua gioia. Ma sapeva incontrare il Maestro anche fuori chiesa, nei più minuti accadimenti della giornata.
Era sbocciato in lei il più bel fiore delle virtù teologali: la sete di anime, e per esse pregava e soffriva.
Come fuori del tempo
Nel 1981 approdò alla casa di Sanfré come all’ultima spiaggia del suo pellegrinaggio terreno. Gli anni che vi trascorse furono il suo autunno dai tramonti dorati, la sua tappa finale nell’ascensione verso Dio. Come nei celebri dipinti fiamminghi, dove c’è più cielo che terra a riempire la tela, ormai la sua vita era più rivolta alle cose eterne che a quelle transeunti. Viveva nel tempo, ma era come fuori del tempo.
La sua fede si faceva di giorno in giorno più luminosa e adorante, come un frutto saporoso maturato al sole delle beatitudini.
Il giorno delle Ceneri di tre anni fa la volontà divina la inchiodò a letto con la paralisi. Lei accettò serena anche quell’ultimo capitolo della sua immolazione e, pur con le remore dell’umana debolezza, bevve il suo calice senza lamentarsi, pregando e amando. Privata della parola, discese un altro gradino nel silenzio, come per vivere fino in fondo la consegna iniziale data dal Fondatore: “Farete silenzio, silenzio, silenzio”.
Entra nel sabato di Dio
Il giorno 24 di questo mese ha potuto ancora assistere, con sufficiente lucidità, alla Messa anticipata dell’Annunciazione e comunicarsi con un po’ di Sangue consacrato; poi, alle 19,15 mentre si cantavano i primi vespri della solennità, la santa Vergine è venuta a prendere la sua anima bella per portarla nel regno della luce.
E noi, nel rimpianto ma anche nella consolazione, la vediamo arrivata al traguardo, dopo aver “in semplicità di cuore dato tutto”. Scelta come prima Pia Discepola ha cercato di trasformarsi sempre di più in un fiore di purezza, di carità, di umiltà, di fede per attuare in sé il programma paolino del “Mihi vivere Christus”, conservando sempre la freschezza d’un animo giovanile, aperto al dono di sé fino alla consumazione suprema.
Ora è entrata nel sabato di Dio per il meritato riposo.
Ma il balzo dal finito all’infinito, dalle miserie della terra ai fulgori dell’amore trinitario, è così vertiginoso che è sempre un dovere urgente offrire suffragi per affrettarlo, tanto più per una persona benemerita come Madre Scolastica. Noi la suffraghiamo con questa liturgia, mentre davanti alla nostra mente scorre il film della sua vita edificante, suscitando in tutti una festa di alti pensieri e di santi propositi.
Sappiamo che, entrata nella visione di Dio, pregherà per tutti quelli che ha amato con cuore di madre, cioè la sua Congregazione e l’intera Famiglia Paolina. Perciò supplichiamo Gesù Maestro affinché faccia sorgere al più presto per lei, nello splendore dei cieli, il giorno senza tramonto.»
1 Comment
La figura di Madre Scolastica è per me una delle più care e più vicine al mio cuore, alla mia vita di Pia discepola. Dio beatifica questa tua serva fedele per essere una luce e aiuto per molti che vogliono seguirti più da vicino