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Pennellate

PENNELLATE DI UN RITRATTO

 

Nel cammino della causa di beatificazione e canonizzazione un passo importante è l’esame degli scritti della persona per cui si inizia la causa. Di Madre Maria Scolastica Rivata non c’erano opere pubblicate, ma sono stati sottoposti all’esame di due teologi, nominati dal Vescovo di Alba, gli scritti inediti, perlopiù lettere, che erano stati raccolti in nove fascicoli.

Condividiamo alcune pennellate sulla personalità di Madre Scolastica, quale risulta negli scritti, dalla relazione di Don Eugenio Fornasari, che già aveva svolto l’incarico di censore teologo in altre cause. Don Fornasari, sacerdote della Società San Paolo, defunto a 102 anni nel 2017 è una figura poliedrica, un pezzo importante della storia paolina, un grande trasmettitore della Parola di Dio e dei contenuti della fede, con l’ardore di una buona oratoria e la soavità della poesia, scrittore fecondo, formatore, guida spirituale di molte persone.

Premettiamo al pensiero della relazione del “teologo sugli scritti”, alcuni punti della testimonianza data da don Eugenio Fornasari al processo diocesano di Madre Scolastica, in cui emerge il rapporto personale avuto con lei che abbraccia un lungo arco di tempo, anche se non continuo:

 

«Ho conosciuto Madre Scolastica nel 1929, quando sono entrato in casa; le Suore facevano già l’Adorazione perpetua al SS. Sacramento; avevano l’abito azzurro con lo scapolare bianco con l’ostia ricamata in rosso; faceva tanto impressione, attirava l’attenzione tale divisa. E ciò che mi ha impressionato più di tutto, è stato il vedere questa piccola Madre che mandava da Gesù le sue suore, come guardie d’onore, sempre pronte e disponibili alla preghiera. Poi le ho vedute anche in cucina, in refettorio, portavano le pietanze alla ruota, e c’era spesso questa giovane Madre a guidare le suore, e lei stessa portava le terrine…

Il primo contatto diretto l’ho avuto nel 1938, ero chierico di prima teologia; Madre M. Scolastica era appena tornata dall’Egitto; la incontrai in infermeria, situata in una vecchia casa chiamata S. Giuseppe, poi demolita. Ero seriamente ammalato per linfatismo; ricordo che Madre M. Scolastica mi chiese come stavo, quali erano le mie intenzioni: stavamo preparandoci per andare a Roma per la teologia. Mi disse che l’apostolato paolino era molto provvidenziale, necessario nella Chiesa; l’aveva sperimentato nei contatti con i musulmani in Egitto, dove la figura della Madonna è tanto ben voluta, amata, accettata, e dove l’apostolato che facevano — la libreria e la diffusione— era gradita al pubblico musulmano e le Sorelle erano circondate da grande rispetto e quasi venerazione; quindi vi era necessità di avere vocazioni sacerdotali, religiose e di corrispondere al carisma di Don Alberione, perché uomo suscitato da Dio nella Chiesa per questo apostolato.

Poi mi parlò delle “quattro ruote” proprie della Società S. Paolo e, “soprattutto puntò sull’Eucaristia, la visita al SS. Sacramento”. Il sole! Aveva imparato da giovane, lavorando nei campi di suo padre, a sentire l’attrazione per il sole, gustava il sorgere e il tramontare del sole che dà vita, e a S. Paolo ha subito fatto riferimento al Sole eucaristico che alimenta l’anima… Esternamente riservata nella sua preghiera. L’ho vista tante volte nell’Adorazione eucaristica: da piccolo, da poco entrato aiutavo in sacrestia, quindi la vedevo, non era distratta, non faceva per essere osservata, edificava veramente; ho avuto possibilità di osservarla in diverse occasioni, anche quando non si vedeva osservata. Si accostava all’Eucaristia ogni giorno assieme alle Sorelle, era un’anima amante dell’Eucaristia …

Era di una serenità incredibile, raccolta nel ricevere la SS. Eucaristia; ma anche l’attesa del Paradiso era così rilevante; quasi palpabile il distacco da questa terra … Nell’ultimo tempo della sua vita, portavo a Madre M. Scolastica varie volte la SS. Eucaristia; sul suo volto era come se già aleggiasse la beatitudine, era talmente nella pace che sempre aveva il sorriso sul labbro. A volte mi fermavo dopo la celebrazione eucaristica per salutarla; era sempre raccolta, le chiedevo come stava e mi rispondeva: “Come vuole il Signore; e lei, come sta? cosa fa di bello?”, quasi a rivolgere l’attenzione agli altri…».

 

Pennellate di colore per un ritratto

 

E ora, ecco alcune pennellate del ritratto di Madre Scolastica tracciato da don Eugenio Fornasari. Ogni pennellata, nella relazione consegnata il 10 febbraio 1994 e inserita nella Positio[1], è confermata da una vasta citazione di espressioni degli scritti che in questa sede, per ora, tralasciamo.

 

  • Quanto alla forma letteraria: gli scritti di Madre Scolastica tradiscono lo stadio elementare della sua cultura scolastica. Quanto all’indole, al temperamento, al carattere, negli scritti, soprattutto nelle lettere ai familiari, rivela una particolare somiglianza con Santa Bernardetta Soubirous: semplicità, arguzia, capacità di autocritica e un sottile e amabile humour.

 

  • Ebbe da natura intelligenza media, nel senso che non era propensa ad alti voli, e che non fu confortata da sussidi didattici sufficienti a darle una vasta cultura. Suppliva un istintivo buon senso, con il supporto della buona educazione cristiana ricevuta in famiglia e dall’ambiente moralmente sano nel quale visse fino alla scelta della vita consacrata.

 

  • Il modo di pensare, di parlare e di agire di Madre Scolastica dimostra obbedienza alla Santa Chiesa, rivela un’esistenza vissuta nell’intensità dello spirito, mirata sostanzialmente alla propria santificazione, alla gloria di Dio e alla salvezza delle anime. Questi scritti riflettono una vita che, se è priva di fatti rilevanti, è ricca di contenuti spirituali, intessuta in azioni ordinarie fatte giorno per giorno con la massima fedeltà e alla presenza di Dio, con perfetta e continua docilità allo Spirito Santo.

 

  • Temperamento vivace, non chiuso, né ostinato, né misantropo, né ribelle, fondamentalmente sereno, recettivo; portato all’azione, ma educato alla riflessione e capace di contemplazione. Animo sensibile, facile all’entusiasmo e quindi anche alla indignazione e all’ira subito smorzata da un fondamentale senso di benevolenza e di ottimismo. Piccola, minuta, di fattezze leggiadre; graziosa più che bella: tradiva quel senso di dignità che è propria delle contadine e delle principesse.

 

  • Temperamento esuberante, generoso, capace di autocritica; spirito di ironia. Ebbe anche spirito di iniziativa, capace di lavoro in équipe, negata al calcolo e alle furbizie, che pur sono proprie del mondo contadino, ma capace di quelle tante astuzie che lo spirito di concretezza le faceva escogitare per sollecitare il buon esito delle sue occupazioni.

 

  • Figlia di contadini, abituata al lavoro dei campi, Orsolina non è una pappamolle. Ha un carattere che, senza essere iracondo, è facile alle impazienze, è prodigo di scatti, è anche emotiva, è tenace e qualcuno ritiene che sia persino testarda. Facile alla emozione, sa reagire agli attacchi e stimola la reazione degli altri. Questa capacità di reazione viene messa anche nel conto dei suoi difetti.[…]

 

* * *

 

  • Occorre aver senso di discrezione e di discernimento nel giudicare le anime semplici, tutte di un pezzo, non use al raggiro, ai lenocini dialettici e alle distinzioni sottili. Il carattere dei semplici è tenace ed ha una normale dose di aggressività, quale istinto di difesa di fronte a un ingiusto aggressore per tutelare ciò che si ritiene una propria responsabilità o un impegno ritenuto essere volontà di Dio. In fondo la tenacia e la vivezza di temperamento costituiscono una predisposizione all’esercizio della carità. Per amare bisogna essere vivi, possedere impulsi, persino qualche capacità di violenza da trasformare in comunione. Va messo anche in conto che Orsolina fu sempre protesa nello sforzo di correggersi, di “convertirsi”; fu sempre pronta a chiedere scusa dopo qualche impennata dettata dalla natura e da un certo “spirito battagliero” che si rivelerà in qualche occasione.

 

  • Un’altra qualità che emerge nel carattere di Orsolina fin dall’infanzia è la sua capacità di solitudine. Il grande silenzio del campo e della vigna, la sua stessa precoce orfanezza, pare siano, nell’economia della Provvidenza, una preparazione a quello che sarà il suo ruolo di “vittima silenziosa” o, se le parole non sono troppo dure, di “capro espiatorio”.

 

  • Gli inizi oscuri non sono che l’antecedente dell’immolazione che sarà capace di consumare in seguito. Si tratta di una preparazione che renderà più facile quel dono di carità che il Signore esigerà da lei. Questa potenza obbedienziale dell’anima è già in germe nel nostro Battesimo, che è già un dono vocazionale, un mistero di grazia che si propone a una libera accettazione, è già un istinto che sa orientarsi, discernere, afferrarsi all’essenziale. I modelli stessi che aveva davanti nella famiglia povera e rassegnata, fedele alla preghiera nonostante carenze di doti espressive e intellettuali, sono stati per Orsolina una prima scuola. Orsolina ha saputo discernere e raccogliere la grazia dei poveri “secondo il cuore di Dio” che cercano la felicità non in questo mondo, ma nell’altro. […]

 

  • Madre Scolastica, senza particolari doni mistici,[2] possedeva la sapienza del cuore; era dotata di naturale buon gusto, amava le cose belle e quindi seppe accogliere e promuovere le iniziative dell’apostolato liturgico nelle sue varie forme e vi si impegnò, contribuendovi anche nelle forme più umili, quando fu libera da altre responsabilità nel servizio alla sua Congregazione. Essa incarna l’ideale della donna cristiana che è — come il Divin Maestro — “mite e umile di cuore”, la donna forte della Sacra Scrittura, la donna paziente della sequela, contra spem in spe; la donna di fede, incrollabile che sa esser eroica, senza saperlo, gettando la propria vita per l’ideale di vita contemplativa e apostolica che ha abbracciato. È anche l’ideale discepola nella fedeltà al carisma del Fondatore, don Giacomo Alberione.

 

* * *

 

  • La virtù teologale della Fede è stata coltivata fin dall’infanzia da Madre Scolastica ed è il segreto per cui seppe sopportare tante cose della sua vita sia nel secolo sia in religione, alcune per vocazione, altre per obbedienza, senza rinunciare a essere se stessa. Ha saputo trarre vantaggio dalla realtà umana, dall’esperienza, dalle umiliazioni, dalla sua natura personale e dall’insegnamento del Vangelo. È la Fede divenuta in lei abito e modo di vivere che ha saputo amalgamare le esigenze umane e le esperienze di grazia, che ha ispirato un segreto di paziente sofferenza, di annullamento di sé nell’amore al Dio nascosto.

 

  • La Fede le ha anche aperto la sua via propria: un modello di virtù spoglio di bagliori, di cultura, di opere, di potere e di prestigio e tutto concentrato nella radicalità evangelica. Ciò che Madre Scolastica ha vissuto è stato consacrato dal silenzio divenuto anche più intenso negli ultimi anni della sua lunga vita che è anche il tempo della “purificazione”; quel tempo della potatura, così ben inculcato e descritto da don Alberione e che lei aveva ben capito fin dagli anni in cui lavorava nella vigna del padre e che coltivò, crescendo nella virtù, fino a raggiungere la statura dell’età adulta nella Fede.

 

  • Il suo navigare nel mare della “sequela Christi” non è stato di piccolo cabotaggio, rasente la costa, ma un navigare d’altura, nel mare profondo, e nel cielo lontano, quando le esigenze di “Dio assente” si fanno sempre più urgenti e l’anima torturata e affinata nel crogiolo della tribolazione, si affida sempre di più alla “sola” Fede.

 

* * *

 

  • In più di uno degli scritti della Prima Madre e “nutrice” delle Pie Discepole vi è un’espressione caratteristica: «Dio solo!»; è il ritornello consolatorio e insieme programmatico che ritorna spontaneamente sulle sue labbra e sotto la sua penna. È un assioma. Una formula sintetica che dice il dono totale di sé al Signore che nessuna sofferenza, nessun ostacolo potrà mai intaccare. Mi sembra facile affermare che Madre Scolastica ha realizzato l’essenziale della carità, cioè l’amore di Dio e degli uomini, di Dio negli uomini e degli uomini in Dio.

 

  • Il suo amore per Dio si è nutrito della sua perpetua adorazione. È stata la prima discepola adoratrice e con preferenza nelle ore notturne. Prostrata davanti al tabernacolo si sentiva Mosè sul Monte Sinai, come una discepola di Emmaus a mensa con Gesù, come Maria ai piedi del Signore. La Pia Discepola fonde nella sua capacità vocazionale la parte di Marta e di Maria, ma con un impegno in più, un’affezione privilegiata per la parte di Maria. Maria (s’intende Maria di Betania) è colei che ama e Madre Scolastica ha amato Dio di un amore forte («forte come la morte», dice la Scrittura). Un amore che colma e spiega tutto e fa accettare tutto.

 

  • Madre Scolastica ha amato anche il prossimo: aveva capacità di amicizia, era attratta verso i bambini e i poveri; prediligeva le postulanti, le “cuffiette” (a quel tempo le postulanti tra le Pie Discepole, usavano portare una piccola cuffia); conservò tenaci amicizie con le coetanee del paese e con cooperatori e benefattori della Congregazione. Grande affetto materno trasuda dalle lettere alle suore della congregazione delle Pie Discepole alle quali scrive note di direzione spirituale, rispondendo alle loro domande. In esse rivela la prudenza illuminata e sagace di chi si è allenata a esser “nutrice” di altre, alimentandosi abbondantemente alla sostanziosa dottrina e sicura arte di governo del Fondatore.

 

  • Si attribuisce a virtù per Madre Scolastica la sua devozione senza incrinature e docilità piena alle direttive del Fondatore, l’aver assorbito, quale spugna, la spiritualità, le norme disciplinari relative al fine proprio della Congregazione, lo spirito di orazione, come tutto quanto è relativo agli usi, al costume, al modello di vita proprio delle Pie Discepole. La Divina Provvidenza, nei suoi arcani disegni, permise o dispose che Madre Scolastica avesse ad affermare e difendere questo patrimonio spirituale di fondazione di fronte alle gerarchie della Sacra Congregazione dei Religiosi

 

  • Emerge in questa donna fisicamente fragile che è la piccola Madre delle prime Pie Discepole, una forza che non è dono di natura, ma è dono dello Spirito, capacità di ascolto della Parola di Dio, disponibilità di accettazione del volere divino. «Volere di Dio, paradiso mio!». Madre Scolastica è un’anima che appartiene al cenacolo di don Alberione. È un fiore cresciuto nell’aiuola della Primavera paolina. Madre Scolastica ebbe a esercitarsi fin dall’età giovanile nella virtù della fortezza che ha la sua espressione abituale nella virtù di pazienza. Seppe esser forte nel combattimento spirituale per contrastare l’indole emotiva, vincere gli scatti di collera, trovare la via della comprensione e dell’accettazione di persone, eventi, circostanze difficili a superare e perseguire costantemente il dialogo, l’intesa, conservando la pace interiore.

 

 * * *

 

  • La Santa Chiesa ha ampiamente riconosciuto il carisma di don Giacomo Alberione: le Istituzioni da lui fondate hanno l’approvazione definitiva della Santa Sede, ma il cammino del loro riconoscimento è stato impervio, irto di ostacoli e di difficoltà che hanno provocato sofferenze e croci, a sopportare le quali c’è davvero da santificarsi. Ebbene Madre Scolastica ebbe a soffrire da «parte della Chiesa» il «martirio del cuore» a difesa del diritto a esistere nella Chiesa della Congregazione delle Pie Discepole del Divin Maestro… ebbe a soffrire giudizi ingiusti e provvedimenti coercitivi da parte di qualche Prelato della Sacra Congregazione dei Religiosi. Sia detto anzitutto che le persone alle quali si fa riferimento erano uomini di retta intenzione, di eminente virtù, di buona dottrina canonica e anche di meriti acquisiti nel servizio della Chiesa. Gli uomini hanno però il loro temperamento che può essere mite e umile o può essere forte e autoritario. Scolastica,  quale responsabile, per obbedienza al Fondatore, del gruppo delle Pie Discepole, in circostanze storiche che non è il caso qui di analizzare, si scontrò con questa Autorità e difese con tenacia, diciamo pure con libera e motivata fortezza, il Carisma della Istituzione alla quale era preposta.

 

  • Di fronte all’Autorità che negava alle Pie Discepole il diritto di esistere come tali, e le condannava alla estinzione, attribuendo personalità giuridica alle sole Figlie di San Paolo, Madre Scolastica credette suo dovere «resistere in faccia» (cf. Gal. 2, 11); motivo per cui fu giudicata persona instabile, immatura, inidonea a guidare una Comunità e fu imposto al Fondatore di ritirarla e tenerla lontana da ogni responsabilità in seno alla Comunità che sarebbe stata eretta in Congregazione… Accolse con serenità il provvedimento e visse per oltre quarant’anni nel nascondimento, lieta di tutte le umili mansioni che le furono affidate. D’altro canto il Fondatore, da esperto direttore di anime, seppe pilotare quest’anima generosa per la via dell’abiezione abbracciata con gioia, sino a raggiungere quella atarassia di piena libertà, a quella purificazione che il Signore esige da quelle anime che vuole crocefisse in vita e glorificate dopo la morte.

 

* * *

 

  • Nella teologia spirituale si fa distinzione tra contemplazione e azione; tra contemplazione acquisita e infusa. Non pare che Madre Scolastica avesse la contemplazione infusa alla quale, per quel che consta, non era chiamata. D’altra parte la sua azione fu limitata e inceppata da molte cause esterne. Mi pare di poter dire che il Signore l’ha condotta per una via spirituale del tutto personale. La sua via è la rinunzia e l’annientamento di sé e credo che abbia ben percepito questa peculiare destinazione divina a suo riguardo e l’abbia accettata con gioiosa «disponibilità».

 

  • Questa via è contrassegnata dal silenzio che fascia già la sua infanzia, la sua adolescenza e la sua gioventù, sbocciate nella solitudine del campo e della vigna, nella famiglia «deserta di affetti»; un silenzio che è anche la dimensione vocazionale della Pia Discepola ed è la consegna primigena che il Fondatore impone alle Pie Discepole; un silenzio attivo, ispirato di «opere parlanti» le quali — dicono i maestri di vita spirituale — si possono paragonare alle opere dei profeti. Quel silenzio corrisponde alla potatura quale è intesa da don Alberione; l’anima che l’accetta partecipa intensamente alla passione di Gesù Cristo e non tende tanto a lavorare quanto a lasciarsi lavorare. Questo stato di passione mi pare supera l’azione e la contemplazione.

 

  • Madre Scolastica Rivata è preparata a vivere la passione con un’infanzia povera e una giovinezza tribolata e poi, in tutto il corso della vita, con le fatiche costanti, le obbedienze rapide, dure e improbabili, umanamente contraddittorie, fino a sentirsi travolta da cose più grandi di lei. Madre Scolastica seppe prendere questa croce e portarla con coraggio «perché tutto ciò che accade è voluto e permesso da Dio e non ci si deve mai lamentare». In questo senso la consegna: «Fate silenzio!» del Fondatore alle prime Pie Discepole del Divin Maestro diviene emblematica. Madre Scolastica è vissuta con le labbra cucite, anche quando è stata provocata a parlare e ad assumere la parte di vittima. La querula curiosità di coloro che volevano sapere i risvolti segreti della sua vita è andata sempre frustrata. La filigrana della vita spirituale è tutta compresa nel grano di frumento seminato nella terra che muore per portare frutto (Gv 12, 24).

 

  • La pietà religiosa di Madre Scolastica alla quale ha formato le Pie Discepole, che scaturisce dall’insegnamento evangelico, rinnova nel tempo e su ogni latitudine, la «chiamata» e il «mandato» del Maestro Divino.

 

  • Secondo il carisma fondazionale, le Pie Discepole hanno quale ragione essenziale della propria vita e missione, Gesù Maestro Via e Verità e Vita, e sono inviate ad annunciarlo al mondo mediante l’apostolato Eucaristico-Sacerdotale-Liturgico. L’amore a Gesù Maestro presente nella SS. Eucarestia, fu il movente principale della vocazione di Madre Scolastica e pertanto divenne l’ansia apostolica espressa nell’adorazione quotidiana diurna o notturna, assunta come ruolo prioritario.

 

  • Anche Madre Scolastica, come la «Madre ed ancella del Sacerdote Gesù Divino Maestro» fu ripiena dello spirito del Magnificat. Canta chi ama. Perché l’amore è gioia e la gioia si esprime nel canto. Nella sua adorazione, nelle ore notturne quando gli amici del mondo folleggiano nella musica e nelle danze, Suor Scolastica, con la sua voce sicura — come già Cecilia — decantabat Deo in corde suo. Voglia di Magnificat.

* * *

 

Don Fornasari in conclusione del suo lavoro afferma: «Dopo attenta lettura e serena riflessione, posso affermare, con sicura coscienza, che in questi scritti non si trova nulla che non sia conforme alla dottrina cattolica della fede o che sia contrario alla dottrina dei costumi o che si discosti dal Magistero della Chiesa, dal “Consensus fidelium” e dalla Tradizione cattolica».

 

Significativa pennellata anche la conclusione della relazione del secondo teologo censore, don Franco Ciravegna, presbitero della Diocesi di Alba, che scrive: «Dopo un esame degli scritti di Suor Maria Scolastica Rivata, prima Madre delle Pie Discepole del Divin Maestro, posso affermare di non aver trovato alcuna affermazione che sia contro la fede, la morale cattolica e la tradizione della Chiesa. Anzi, la sua testimonianza è un incoraggiamento per una crescita nella vita virtuosa che sa cogliere le sfide del proprio tempo orientandole in un cammino docile e obbediente al Signore, garanzia di ogni fecondità apostolica».

a cura di Sr. M. Joseph Oberto, pddm
12 luglio 2020

________________________________

[1] Dopo la fase diocesana gli Atti e la documentazione arriva alla Congregazione delle Cause dei Santi. Il Postulatore o altra persona, sotto la direzione di un Relatore della Congregazione delle Cause dei Santi, prepara la Positio, cioè la sintesi della documentazione che prova l’esercizio eroico delle virtù del servo/a di Dio. La Positio viene quindi sottoposta all’esame di nove teologi che esprimono il loro voto. La causa passa poi all’esame dei Cardinali e Vescovi membri della Congregazione. Se il loro giudizio è favorevole, il Prefetto presenta il risultato dell’iter della causa al Santo Padre che concede la sua approvazione ed autorizza a dichiarare Venerabile il servo/a di Dio.
[2] Una documentazione, con annotazioni del Beato Timoteo Giaccardo, ritrovata successivamente, apre una finestra su alcuni “doni particolari” avuti da Madre Scolastica.

6 Comments

  1. Luana ha detto:
    12 Luglio 2020 alle 9:02

    Bellissimo, grazie!

    Rispondi
  2. sr Annamaria ha detto:
    12 Luglio 2020 alle 11:57

    benediciamo il Maestro Divino per il dono della nostra prima Madre! Che, guardando a lei, possiamo anche noi dire con tutto il cuore: Gesù, tu solo e basta!

    Rispondi
  3. Giorgina ha detto:
    12 Luglio 2020 alle 13:42

    Leggendo questo articolo ho rivissuto il periodo che ho vissuto a Roma. Madre scolastica bisogna anche sottolineare il suo interesse per i problemi del mondo sempre con i giornale in mano, motivo per la sua preghiera. Grande donna! Grazie prima maestra per il bene dato alla mia vita.

    Rispondi
  4. Pier Francesco ha detto:
    12 Luglio 2020 alle 21:01

    Per me Madre Scolastica è stata una Sorella , una Madre spirituale nel mio cammino,, ..
    Lei nei momenti difficile mi è stata vicina, (mi diceva non disperare il Maestro Divino ti è vicino , ti sono vicina nella preghiera)
    ho passato anni a Roma via Alessandro Severo,
    Una cosa è certa la Famiglia Paolina la porto nel cuore, quello che mi ha dato è sempre presente.
    Gesù lui ci chiama per strade che non pensiamo.
    Ora sono un consacrato Salesiano Laico, don Bosco – e ( don Alberione che ho conosciuto)or mi guidano.
    e Madre Scolastica la sento vicina.
    Carissime sorelle siate orgogliose di avere una Madre come : come Madre Scolastica

    Rispondi
  5. Natáliapddm ha detto:
    12 Luglio 2020 alle 22:37

    Grazie per la condivizione! Questa è la nostra Madre, Madre Scolastica.
    Lei ci insegni le vie del Maestro e ci accompagne in questo mommento di prova per l’intera umanità.

    Rispondi
  6. Mary Tiziana Dal Masetto ha detto:
    14 Luglio 2020 alle 1:25

    Leggo e rileggo Le Pennellate per un Ritratto., sono stimolanti per la mia vita spirituale e carismatica di Pia Discepola del Divin Maestro.

    Dal 1951 al 1987 sono vissuta in Congregazione contemporanea a Madre M.Scolastica anche se ci trovavamo in communita’ e nazioni diverse. Ho il rammarico di non averla cercata,

    di non averle scritto….Sono stata presente ad una sua esortazione a Camaldoli Intercapitolo 1975. Ci disse che potevamo comunicarci con lei spiritualmente. Ci assicuro’ che ella

    poteva aiutarci con la sua preghiera. Ho capito che Me Scolastica era convinta del suo potere di intercessione presso Dio per noi.

    Rispondi

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