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La vita si fa storia

Sulla scia del messaggio della 34a giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria” (Es 10,2). La vita si fa storia”, abbiamo chiesto alle nostre sorelle che in questo 2020 festeggiano il giubileo di consacrazione religiosa, di condividere con noi qualche tratto di ciò che lo Spirito ha scritto nella loro vita.

Contempliamo, in questo tempo in cui avvertiamo più forte la nostra debolezza, le meraviglie stupende che Dio compie in coloro che si lasciano plasmare da Lui con la consapevolezza che “dopo che Dio si è fatto storia, ogni storia umana è, in un certo senso, storia divina” e cosi ritrovare in queste “storie” le radici e la forza per andare avanti insieme.

25°

SR. M. CARMELI TIMBOL

Provincia Filippine-Tw-HK

 

«Questa gente mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me» (cf. Mc 7,6)

Negli ultimi 25 anni ho scoperto che vivere nella vita consacrata comporta un cambiamento il quale, lungi dall’impoverire, mi ha notevolmente arricchito grazie all’Eucaristia. Sembrava che la parola di Dio avesse cominciato ad applicarsi in un modo nuovo. Ho provato gioia nella mia esperienza di vita liturgica con background teologico. Ho scoperto che i simboli, le immagini, i gesti rituali hanno avuto un impatto senza che io me ne rendessi pienamente conto. Non sto dicendo che erano insensati, o mi sono avvicinata al sacramento meno seriamente di prima, o con meno riverenza. Al contrario, i miei occhi erano pieni di nuove intuizioni.

Partecipare alla Celebrazione eucaristica, adorare Gesù Maestro nel Santissimo Sacramento e pregare la Liturgia delle Ore fa parte del mio sacrificio di lode. Ho pensato che forse sarebbero sopravvenuti giorni, nei quali ci sarebbero stati più sacrifici che lodi. Sono stato incaricata di farlo in modo significativo. Quindi naturalmente ha anche i suoi costi. Credo che la monotonia non sia necessariamente la stessa cosa della noia. So per esperienza che molte volte parte della liturgia s’illumina di significato e fornisce nutrimento per settimane. Mentre la mia affermazione non è per ciò che posso ricavarne, Gesù, il Divin Maestro ricco di misericordia, mi offre ancora cibo per il viaggio nel deserto, come ha fatto con il popolo d’Israele. E come loro, mi trovo di fronte alla stessa inevitabile sfida di quelle parole: “Questo popolo mi onora con le sue labbra, ma il loro cuore è lontano da me“. Devo ricordare che la mia mente e il mio cuore sono uniti insieme nell’offrire lode e adorazione, non solo una conformità esteriore, non in una mera partecipazione rituale, non semplicemente nelle cerimonie del culto della comunità ma da un profondo impegno interiore che nasce dal mio amore personale per il Divin Maestro che merita di essere lodato.

25°

SR. M. THERESE VATTAKUNNEL

Provincia India

 

“Prima di formarti nel grembo materno ti conoscevo, prima che tu nascessi ti ho consacrato ” (Ger 1,5)

Sono sr. M. Therese Vattakunnel, appartenente alla Provincia indiana, della comunità di Prarthnalayam, Calicut, Kerala. Sono nata in Kerala, dai miei genitori Joseph e Mary. Ho quattro fratelli e tre sorelle e sono la più giovane (l’ottava) tra i fratelli.

In quest’anno 2020 celebro il mio Giubileo d’argento, orgogliosa e felice di essere in questa Congregazione. Ho trovato pienezza e felicità nella mia vocazione e missione. Soprattutto mi rallegro per i momenti privilegiati, come una candela accesa, seduta davanti al Signore Eucaristico e nell’ascolto quotidiano della Parola di Dio, come Maria seduta ai piedi del Maestro. San Paolo scrive agli Efesini: “Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori, radicati e fondati nella carità” (Ef 3,17)

Dimoro in questo amore a Gesù vivo presente nell’Eucaristia, nel sacerdozio e nella liturgia – il carisma del Fondatore nelle varie espressioni della nostra missione – come Marta di Betania che amava fare le cose per il Signore. Gesù disse “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono lì tra loro”  (Mt 18,20). Credere nelle sue parole, intercedere davanti a Dio per il mondo, l’umanità e pregare per la Chiesa; sperimentare l’amorevole comunione del Signore e il suo intervento nel suo tempo.

Vivere la mia chiamata con maggiore amore, arrendermi, seguendo l’esempio vivente del nostro amato Fondatore beato Giacomo Alberione e della venerabile Madre Scolastica nel mio proseguimento del viaggio come discepola amorevole del Divin Maestro; in silenzioso ricordo, mediazione, riparazione e realizzazione del piano di Dio ogni giorno nella mia vita nella famiglia di Dio come paolina. Lodate Dio per le meraviglie che opera attraverso di me nella sua vigna!

60°

SR. M. CECILIA CANTAMESSA

Provincia Italia

 

Appena sedicenne, a conclusione di un corso di Esercizi ad Alba (nella nostra ex casa madre) mi trovavo in preghiera ai piedi del Divin Maestro, rappresentato nello splendido mosaico posto nell’abside della cappella. Avvertivo il Suo sguardo e forte il Suo invito “Seguimi”. Questa parola, come un filo rosso, ha attraversato tutta la mia vita; mi ha accompagnato nel periodo formativo e apostolico, nei momenti di dubbi e fatiche, modellando il mio discepolato secondo la sua Parola, la sua Persona. Negli anni, quando possibile, sono tornata nella cappella e sempre ai piedi del Maestro ho rinnovato il mio dono, ripreso slancio, gioia e nuova carica per la missione.

La radice della mia gioia la identifico nella presenza della Vergine Maria, Donna, Madre, Custode della vita nella Famiglia Paolina. Cresciuta nell’epoca del riscatto femminile (primi anni del ‘900), ho trovato in Lei il modello perfetto della donna secondo Dio, che custodiva e conservava in cuore ogni Parola del Figlio.

Con Maria e come Maria, nello spirito e nella missione Eucaristico-Sacerdotale-Liturgica: Lei modello proposto continuamente da Don Alberione alle Pie Discepole. “Non sono stato ispirato a costituire diversamente i Sacerdoti. Prima ho voluto dare delle madri. Ringraziate il Signore e seguite Maria” (APD 1947, 419). Immensa e impareggiabile grazia!

“Farete silenzio, silenzio, silenzio”: fu la risposta del Teologo data a una delle due giovani che, messe da parte, osò chiedere: ”E che cosa faremo?” Era il 21 novembre 1923. E nel natale dello stesso anno alla casa, Don Alberione, dava l’annuncio ufficiale del costituirsi del nuovo gruppo delle Pie Discepole con queste parole “Abbiamo messo da parte Orsolina e Metilde per formare una famiglia che si dedichi alla preghiera, al culto del Divin Maestro Eucaristico, alla lode perenne in riparazione dei peccati che si commettono con la stampa cattiva, nel silenzio e nel raccoglimento”: silenzio per ascoltare e accogliere la Parola, per farla crescere in noi e farla diventare vita per la vita del mondo!

“Per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme.”

Papa Francesco

“Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita.”

Papa Francesco

“Non siamo nati compiuti, ma abbiamo bisogno di essere costantemente “tessuti” e “ricamati”. La vita ci è stata donata come invito a continuare a tessere quella “meraviglia stupenda” che siamo.”

Papa Francesco

“Nella storia di ogni uomo il Padre rivede la storia del suo Figlio sceso in terra. Ogni storia umana ha una dignità insopprimibile.”

Papa Francesco

“Mentre leggiamo la Scrittura, le storie dei santi, e anche quei testi che hanno saputo leggere l’anima dell’uomo e portarne alla luce la bellezza, lo Spirito Santo è libero di scrivere nel nostro cuore, rinnovando in noi la memoria di quello che siamo agli occhi di Dio.”

Papa Francesco

“Ciascuno di noi conosce diverse storie che profumano di Vangelo, che hanno testimoniato l’Amore che trasforma la vita.”

Papa Francesco

1 Comment

  1. pierfrancesscocdb ha detto:
    22 Agosto 2020 alle 17:47

    HO CONOSCIUTO SUOR CECILIA CANTAMESSA. Quando
    sono stato ricoverato al Regina Apostolorum di Albano , e li ho conosciuto una vera sorella
    nel suo ruolo di dottoressa, e le altre suore infermiere, delle veri madri e sorelle come
    voleva il beato don Alberione.
    Le ricordo tutte con affetto e con un abbraccio fraterno, il Maestro divino le riconpensi sempre.
    Con affetto fraterno sempre nel ricordo e nella preghiera.
    In unione di preghiera con don Bosco e don Alberione per un fecondo apostolato.
    Pier Francesco cdb

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